La loggia del Lionello: simbolo della Storia e della cultura di Udine

loggia del Lionello
la Loggia del Lionello - Udine

La Loggia del Lionello, un palazzo dall’antica origine e dalle stravaganti vicissitudini, è uno dei simboli della città di Udine. Eretto a partire dal 1448 in quella che oggi è conosciuta come Piazza della Libertà, formalmente fu portato a termine otto anni dopo. Ma, come vedremo, i cambiamenti strutturali e funzionali a cui fu soggetto nei decenni e secoli successivi, furono così significativi che il Palazzo che possiamo osservare oggi è un edificio completamente diverso rispetto a quello ispirato al disegno originario.

La nascita del Comune di Udine e la vicenda della Loggia dalle origini al Quattrocento

Il Comune di Udine si formò pian piano ai piedi del Castello, donato l’11 agosto 983 al patriarca di Aquileia, Rodoaldo. La necessità di costruire un luogo dove il comune potesse avere la sua residenza nacque dal principio, ma crebbe nei decenni con il susseguirsi di diversi avvenimenti:

  • l’istituzione da parte di Bertoldo di Merania di un Governo della città, composto da ventiquattro consiglieri eletti. Questo episodio, in particolare, portò alla prima Casa comunale che risale, però, solamente al 1306.
  • l’istituzione da parte del patriarca Bertrando Saint Genais, di un Consiglio Popolare, l’Arengo, composto da tutti i capifamiglia che si riunivano una volta l’anno, e di un Consiglio più ristretto che si radunava almeno due volte a settimana, e che nel 1396 si caratterizzava di quarantadue componenti. Da questo momento in poi si rese ancora più necessario un luogo adatto alle adunanze, durante le quali si gestivano le faccende pubbliche e si discuteva di pace e di guerra.
  • la conquista di Udine da parte della Repubblica di San Marco rese esplicito il bisogno di costruire ex novo un Palazzo del Comune, e “giacché altre città ne erano fornite”, nel gennaio del 1441 il nobile Nicolò Savorgnano, uno dei sette deputati della città, fece tale proposta in sede di Consiglio.
  • Subito, con slancio patriottico, furono prese le misure e si fissò il modello delle colonne della futura Loggia.

Fino al 1445 pare che della Loggia non si parlò più, finché il luogotenente Matteo Vitturi scosse gli animi e incitò il Consiglio a continuare la sua costruzione: da quell’anno e per due anni fu emanata una serie di ordinanze per la provvigione dei materiali e fu stabilito che i volti del palazzo fossero fatti in pietra lavorata.

Il luogo scelto per la costruzione della loggia era, però, ingombro di case e dunque si cominciò a demolire quelle che impedivano l’esecuzione del disegno. Tra i diversi progetti arrivati in Consiglio, vinse quello di Nicolò Lionello, un architetto figlio di orafo. A lui il Palazzo rimase intitolato, nonostante le numerose modifiche strutturali e ornamentali abbiano stravolto il suo disegno. L’opera fu compiuta in otto anni, iniziando dall’angolo nord-est.

La Loggia tra il Cinquecento e il Seicento

Nei primi del Cinquecento, il Palazzo si arricchiva sempre più di monumenti e pitture, come il dipinto della Vergine di Giannantonio Regillo, o il dipinto di Gaspare Negro, pittore veneziano abitante di Udine che rappresentò in pittura gli stemmi dei luogotenenti. In quegli anni, ovvero un secolo dopo la sua costruzione, si destò per il Palazzo, che fu adibito anche a sede del Tribunale, una nuova ondata di ammirazione che portò a ulteriori modifiche: si decise di demolire altre case intorno all’edificio per permettergli di respirare più liberamente, furono costruite cornice e grondaia, in uno stile rinascimentale tanto differente da quello gotico originario, e fu costruito uno scalone, terminato solo nel 1559.

In quegli anni, malgrado fosse vietato da un vecchio proclama, il popolo cominciò a rivendicare il diritto di sovranità, al fine di occupare la loggia con banchi e botteghe di merci. Così il Consiglio decise di emanare un proclama più severo: esso informò a tutti del diritto del luogotenente di decidere arbitrariamente se multare, frustare e mettere in prigione chiunque avesse osato giocare rubare o occupare la Loggia, scale comprese.

Nel XVII secolo, le origini del dramma e del teatro musicale in Friuli si legano alle vicende della Loggia, la quale ha il duplice vanto di arricchire la storia civile e quello dell’arte rappresentativa, che nell’Italia dell’epoca trovava numerosi ed entusiasti fautori. Udine, trovandosi in un contesto tale, sentì lo stesso fervore: nel 1606 fu concesso al veneto Federico Ricci, capocomico e attore nelle parti di Pantalone, di recitare commedie coi suoi compagni nella sala superiore del Palazzo della città. Anche se costoro apportarono danni alla sala della Loggia, negli anni a venire le licenze concesse a compagnie teatrali si moltiplicarono, al fine di soddisfare il fermento alimentato dalla nascita del melodramma e dal perfezionamento della pastorale.

La Loggia tra 1700 e 1800: un luogo sempre più aperto ad attività ludiche

A cavallo dei secoli XVIII e XIX, la Loggia subì diversi danni causati da incendi che si susseguirono tra i decenni. Essi, dunque, resero necessari lavori di ristrutturazione, come quelli dei coperti, nel Settecento, e delle balaustre nel 1855. I lavori di restauro finirono nel 1878, due anni dopo l’ennesimo incendio che colpì il Palazzo.

In quei secoli la Loggia serviva come luogo di passeggio di dame e cavalieri, come spazio di pubblici spettacoli, tornei e corsi di ballo. In questi secoli, infatti, il Consiglio si oppose sempre meno alla fruizione della Loggia come spazio aperto ad attività pubbliche.

L’attuale Loggia del Lionello

La Loggia di oggi, a causa dei cambiamenti susseguitesi nel tempo e di cui abbiamo citato alcuni esempi, risulta naturalmente diversa rispetto a quella originaria.

Essa, di forma rettangolare, ha una base che si estende di 35,5 metri in lunghezza, 18,5 metri in larghezza e si sviluppa di circa 15 metri in altezza.

L’edificio, ornato da archi trilobati al livello superiore e dieci archi ogivali a quello inferiore, è stato realizzato in fasce alterne bianche e rosa. Esso presenta sulla facciata principale un balconcino posto tra due trifore (due finestre a tre aperture divise da colonnine), mentre la facciata rivolta a Piazza della Libertà è decorata da una scritta “UTINUM”, il termine latino con cui si designava la città di Udine. Tra le opere che potete ammirare: “la Madonna con Bambino” di Bartolomeo Bon, il dipinto di Giuseppe Ghedina che si ispirò alla precedente opera del Pordenone, distrutta durante uno degli incendi; diversi busti, come quello del luogotenente Nicolò Mocenigo, o dei generali Carlo Caneva e Antonio Baldissera; e il contenitore per gli strumenti meteorologici di Alberto Calligaris.

Un monumento dalla storia simile, che ha attraversato sei secoli ed è stato spettatore di domini, movimenti artistici e stili di vita completamente diversi, non può che essere eletto simbolo di una città, quella di Udine, che di monumenti ed edifici meritevoli di ricoprire tale ruolo ne è davvero ricca.

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