Coronavirus ed Unione Europea: considerazioni.

unione europea

Nel mondo greco lo stato è inizialmente una città (una polis). La comunità urbana può diventare un impero, come è avvenuto per Roma, che si è evoluta con un’enorme inclusione territoriale. Il fulcro, ed il centro di massimo potere, resta sempre Roma, anche in epoca imperiale. Talvolta al centro del potere troviamo non una città ma una tribù, che domina sul territorio ed impone le proprie leggi ed i propri costumi.  Quando l’idea di tribù e di imperium si fondono, e la comunità gode di una medesima esperienza storica ed un medesimo destino, si può parlare di nazione.

Come possono più nazioni costituire una nuova comunità sovranazionale? Come possono nazioni come Italia, Austria, Olanda, Germania confluire in un’Unione Europea che possa dirsi comunità? Solo grazie ad un destino comune, interessi comuni ma forse anche un nemico comune.

Il Coronavirus potrebbe oggi configurarsi come il nemico comune dell’Europa da combattere con le stesse armi. Tutte le nazioni della Comunità Europea godono della medesima cultura medico-scientifica, che è un fattore unificante, e studiano come arrivare all’arma del vaccino, ma fattori economici ed una differente visione delle politiche bancarie rendono questa comunità permeata di conflitti.

La tribù germanica, sommatoria di tutte le antiche radici tribali presenti sul suo territorio, diventata stato in età moderna, accentra su di sé il potere della UE (Unione Europea). La Germania gode di risorse autonome per la sua sopravvivenza e, a fronte del rischio di recessione che implica la riduzione del potere economico, non è disponibile a condividere il suo granaio con il resto dell’Europa. Non si può darle torto. Ma ovviamente il sogno di un’ Unione Europea, che diventi comunità vera, in cui le parti siano inscindibili dall’intero, e come tali tutelate, sta frantumandosi sotto i nostri occhi.

In passato un’altra forza accomunante era la religione, ma oggi domina la frattura tra il potere politico e quello religioso; e sono lontani i tempi in cui i papi di Roma imponevano la corona sul capo dell’imperatore germanico per renderlo effettivamente imperatore del Sacro Romano Impero. Inoltre resta nella nostra memoria l’ultima manifestazione di una vocazione religiosa dello stato germanico, la rivoluzione hitleriana, che ha scosso la vita di molti, lasciano ferite ancora aperte. D’altronde ora il Papa di Roma ha piena coscienza della sua missione nel mondo che supera la responsabilità verso le sorti di un solo territorio, fosse anche quello italiano.

Sant’Agostino si domanda “che cosa sono gli imperi (noi oggi leggeremmo le unioni territoriali, come l’Europa) quando difetta la giustizia? Sono forse qualcos’altro che bande di briganti? Infatti le bande di briganti non sono che piccoli regni”. D’altra parte la Germania si era più volte ribellata a Roma. La sua guerra ecclesiastica, la rottura luterana, è stata in un certo senso la ripetizione dell’urto cristiano primitivo, con le sue conseguenze rivoluzionarie. Nè ci piace ricordare l’asse Roma-Berlino e le figure di Hitler e Mussolini che sono, tutt’ora, sotto la lente d’ingrandimento degli storici.

Sembra che le disunioni e le diversità contraddistinguano l’attuale momento storico, che vede nel Coronavirus l’accentratore dei conflitti europei. Sicuramente un virus è riuscito a riattivare quei conflitti nazionali ed a rialzare quei confini che gli uomini europei di buona volontà da anni cercavano di eliminare. In tutto prima che l’Unione Europea riuscisse a diventare una vera comunità.

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