Trieste, la II Guerra Mondiale e la Risiera di San Sabba

II Guerra Mondiale e la risiera
La risiera di San Sabba

Cosa succede a Trieste dall’Agosto del 1914 all’Ottobre 1954?

Cioè nei 40anni che vanno dall’inizio della II Guerra Mondiale all’annessione alla Repubblica Italiana?

La risposta sarebbe molto complessa, ma una buona sintesi è data dall’elenco degli stati giunti a Trieste e dei quali la città è stata suddita.

C’è la scomparsa degli Asburgo e della loro lunghissima influenza Austriaca su Trieste ( si veda via Giuseppe Caprin), c’è l’arrivo del Regno d’Italia, poi c’è il passaggio al Regime fascista (fino al Luglio 1943), poi c’è l’occupazione nazzista Adriatisches Künstenland, segue l’arrivo dell’esercito Jugoslavo (fino al Giugno 1945), seguono ancora gli anni del governo militare alleato costituito da truppe statunitensi e britanniche (fino all’Ottobre 19454) da ultimo il passaggio alla Repubblica Italiana.

Prima dell’invasione nazista della Polonia, a Trieste arrivano centinaia di ebrei che s’imbarcano sulle navi per raggiungere la Palestina o l’America o altre destinazioni, colo lo scopo di fuggire alle persecuzioni razziali.

Intanto gli amministratori cittadini cambiano il nome delle vie intitolate ad Ebrei Illustri, depennano dagli albi professionali farmacisti, architetti che appartengono alla razza Ebraica. Caffè, negozi, attività di vaio genere vengono chiuse, se gestite da ebrei.

Tra il 1941 e il 1942 viene saccheggiata la Sinagoga e di annunciano quei fatti violenti antiebraici che raggiungeranno il culmine con ‘arrivo in città delle truppe naziste.

Verso la fine del 1943 viene istituito il Campo della Risiera di San Sabba per rinchiudere prigionieri politici ed ebrei.

La Risiera che, dal 1898 aveva la funzione di realizzare  la pilatura del riso, diventerà tristemente famosa come Campo di Concentramento, fornito anche di forno crematorio.

Oggi è diventata monumento nazionale e presso di essa, ogni anno, si svolgono le commemorazioni per il giorno della memoria e la liberazione dal nazi-fascismo.

Trieste, nella II Guerra Mondiale, divenne teatro di sovrapposizione di contrasti, egemonie militari, rivendicazioni particolari, oltre che di azioni crudeli e assurde, che caratterizzano ogni conflitto bellico.

Quella sensazione di “sospensione a temporale” che molti scrittori attribuiscono all’atmosfera di Trieste, in parte è dovuta alla posizione della città rispetto ai confini orientali ed agli spostamenti visibili su una cartina geografica che il territorio triestino ha subito nel tempo.

Inglobata dall’Austria tirata in qua verso il Regno d’Italia, spostata verso la Jugoslavia, isolata in un ipotetico “territorio libero”, tirata ancora entro i confini Italiani…

Naturalmente la successione delle potenze in gioco citate non rispetta fedelmente la cronologia dei fatti storici, ma vuol essere solo uno stimolo alla riflessione di come l’appartenenza stabile a qualcuno avrebbe giovato a rinforzare una più forte identità collettiva triestina, a discapito forse dello spirito libero e sdrammatizzante dei suoi multietnici cittadini.

È noto che il numero dei morti del territorio triestino durante la II Guerra Mondiale è stato altissimo. Inoltre durante la Resistenza ci sono stati forti conflitti tra i partigiani Sloveni e quelli Italiani.

All’interno del movimento partigiano sloveno non tutti volevano collaborare con gli italiani, soprattutto per i soprusi legati al periodo fascista.

Tra gli Italiani numerosi partigiani diffidavano degli sloveni perché molti di essi avrebbero voluto una Trieste slovena, se non addirittura sovietica, e quindi c’era sintonia di idee solo con gli Italiani Comunisti.

Nel 1945 a Trieste il movimento antifascista era scisso in due fazioni, in quanto gli Italiani e gli Sloveni si boicottavano a vicenda, pur avendo come amici comuni i nazisti che spadroneggiavano in città.

Negli ultimi giorni di guerra nel territori tergesteo c’era il caos.

Mentre Milano era stata libera, mentre Mussolini e la Petacci erano stati giustiziati, mentre gli alleati avanzavano con sicurezza (anche se restava aperta la guerra del Pacifico tra statunitensi e giapponesi), mentre tutto ciò avveniva… a Trieste arrivava l’armata Jugoslava e solo il giorno seguente sopraggiungevano gli alleati, contrari alla presenza dell’esercito di Tito in città, sostenuto a sua volta da Stalin.

Per tutti questi problemi gli Alleati decidono di trasformare Trieste in città cuscinetto, inserita all’interno di un territorio suddiviso in Zona A e Zona B con amministrazioni aglo-anmericana e jugoslava.

Questa decisione comporterà la creazione del Territorio Libero di Trieste, con la presenza permanente di 5000 soldati britannici e altrettanti statunitensi a difesa di un territorio, che diverrà stracolmo di presenze nascoste di spie e servizi segreti.

Siamo nella Guerra Fredda.

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