Gorizia dalle origini alla donazione di Ottone III

Imperatore ottone III
Imperatore ottone III di Sassonia

Dopo la caduta dell’Impero Romano (476 d.C.) anche il territorio goriziano subì una serie di mutamenti a seguito delle scorrerie dei Barbari.

Con i Longobardi l’area goriziana faceva parte del Ducato del Friuli e fra il VI e VIII secolo iniziarono a stabilirsi alcune popolazioni Slave. Esse riempirono vuoti lasciati dalla decimazione delle genti dovuta alle invasioni barbariche, alle guerre, alle epidemie e alle carestie.

Dopo i Longobardi arrivarono i Franchi ed a questi succedettero i Re tedeschi divenuti poi imperatori del Sacro Romano Impero.

Nel 952 il goriziano faceva parte del Ducato di Baviera e dal 976 del Ducato di Carinzia.

Gorizia entra per la prima volta nella storia in relazione al nome dell’Imperatore Ottone III ed alla donazione del 1001. Con questo atto di donazione viene concesso al Patriarca di Aquileia, Giovanni, metà del castello detto Silicanum e metà di una villa che, nel linguaggio slavo, è chiamata Gorizia, oltre ad altre terre nei pressi dell’Isonzo, del fiume Vipacco ecc.

Circa 6 mesi dopo, a Pavia, l’Imperatore dona l’altra metà del territorio al Conte del Friuli Werihen.

I documenti del 1001 attestano che Salcanum era un “castello” e Gorizia una “villa”. Ciò equivale a dire che Salcano all’epoca era più importante e che svolgeva funzioni militari e amministrative, oltre a essere sede della Pieve di Santo Stefano, mentre Gorizia dipendeva da questa ( e così sarà fino alla fine del XIV secolo).

Dai documenti si evince che Gorizia comprendeva case, vigneti, pascoli, campi, fiumi e quindi era una signoria terriera e non una semplice tenuta agricola.

Si sa che successivamente sul colle sorge un castello che soppianta quello di Salcano. Si sa anche che nel XI secolo nella zona si parlava slavo, perché il documento del 1001 dice testualmente “scalvorum lingua vocatur Gorizia” e che si fa riferimento alla villa che “nella lingua degli slavi è chiamata Gorizia”. Gorizia deriva dalla parola “gora” e cioè “montagna”.

Continuando la storia , è noto che nel 1090 si conclude il governo della Carinzia affidato alla famiglia degli Eppensten. Successivamente subentrarono i Conti di Lurn und Pusterthal.

La ricostruzione dell’albero genealogico dei Conti di Gorizia appare complesso. Tuttavia è documentato che il capostipite dei Conti di Gorizia è Mainardo I di Lurngau, che diventa difensore (sia con il giudizio che con le armi) del Patriarca di Aquileia.

Il titolo di avvocato del Patriarca sarà ereditario. Infatti alla morte di questo passò al fratello Enghelberto II.

L’avvocatura fu fonte di continue liti tra il Conte di Gorizia e il Patriarca.

Una di queste merita qualche parola: quando ad Aquileia era Patriarca Pellegrino (1132-1161), questi chiamò a rapporto il Conte di Gorizia Enghelberto II, accusato di aver maltrattato la popolazione sottoposta al Patriarca.

Il conte non ci pensò due volte, si presentò armato e tanto per chiarire i rapporti, prese prigioniero Pellegrino e lo portò a Gorizia. I Vasalli patriarchini imposero a Enghelberto di liberare Pellegrino e di sottoporsi, a sua volta, ad un arbitrato condotto dai Vescovi di Concordia e di Trieste e dai Conti di Treffen e di Schyren. La sentenza fu emessa nel 1150 nella località de Ramoscello.

Enghelberto fu condannato a cedere al Patriarca ben 60 Mansi, di cui 30 nel Carso e 30 in Carinzia, non solo ma la prigionia di Pellegrino costò anche multe pecuniarie e la perdita di un castello in Carinzia.

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