Gli slavi nelle Valli del Natisone

La Slavia friulana

slavi nelle Valli del Natisone
Gli slavi nelle Valli del Natisone

Dopo la caduta del regno Longobardo non si hanno notizie sulle popolazioni slave come quelle tramandateci da Paolo Diacono, autore di una famosa storia dei Longobardi.

Non si sa esattamente quando gli Slavi si stabilirono nelle Valli del Natisone. Alcuni storici sostengono che la loro colonizzazione fosse iniziata già in epoca longobarda per poi continuare in epoca franca.

Proprio in epoca franca, alla fine del 700, il margravio Erizzo per proteggere i passi alpini avrebbe forse chiamato un certo numero di Sloveni nelle Valli del Natisone per organizzarli in gruppi simili alle “Arimannie Longobarde”.

Secondo le ipotesi più condivise l’insediamento degli Slavi in friuli venne in seguito alle terribili invasioni degli Ungari del IX e X secolo.

I Patriarchi e i Feudatari friulani, per ripopolare le terre comprese tra il Torre e il Tagliamento, devastate dalla furia predatoria Ungarica, chiamarono in Friuli i contadini slavi della Carinzia. Lo scopo era di far loro ricostruire le case semidistrutte e coltivare i terreni abbandonati. Col tempo queste genti si amalgamarono con la popolazione friulana assorbendo cultura e tradizioni.

Diversa è la storia delle popolazioni slave che vennero a colonizzare le Valli del Natisone e altre zone delle Prealpi Giulie.

È documentato che i Patriarchi di Aquileia, i cui possedimenti si estendevano non solo in Carinzia ma anche in Stiria e nella Carniola, invitassero alcuni gruppi di Slavi a spostarsi nelle Valli del Natisone. Queste Valli erano per lo più disabitate e ben si prestavano a costituire una meta appetitosa da colonizzare, perchè con l’abbattimento dei boschi si sarebbero potute ricavare vaste aree da coltivare e da adibire a pascolo. Inoltre, agli Slavi colonizzatori, fu affidato il compito importantissimo per i Patriarchi di difendere queste zone di confine dagli attacchi nemici. In cambio gli Slavi avrebbero ricevuto notevoli vantaggi amministrativi e l’autonomia di conservare lingua e tradizioni, come se le valli fossero una terra a sè stante entro i confini dello Stato Patriarcale. Grazie a questi accordi le Valli del Natisone presero il nome di Slavia ed il centro più importante del primo insediamento slavo fu Azzida per la sua naturale posizione fortificata. Le popolazione del luogo (detto Sclavanie in friulano, Benecija o Benesca slovenija in sloveno) formavano, quindi una specie di “corpo di guardia”  con il compito di sorvegliare i confini e di non migrare verso la pianura, e con il vantaggio dell’esenzione dalla servitù della gleba e dal pagamento di varie tasse medievali.

Questi privilegi furono sempre rispettati sotto il Patriarcato di Aquileia e cioè fino al 1420. Dopo il 1420, e cioè con il dominio Veneziano, le Valli del Natisone assunsero i tratti di un vero e proprio staterello autonomo. Esso aveva il privilegio di un proprio Potere Giudiziario, amministrato da 12 Magistrati eletti ogni anno in ciascuna valle, presso le rispettive banche di Antro e di Merso.

L’autonomia della Slavia fu drammaticamente ridimensionata, con danno alle popolazioni valligiane, dalla caduta di Venezia nel 1797 e con il passaggio del territorio all’Impero Asburgico.

Nel 1866, dopo un plebiscito, la Slavia entrò a far parte del Regno d’Italia. Dopo il 1933 ci fu un radicale processo di italianizzazione della Slavia Friulana, quando il fascismo proibì l’uso delle lingue slave nel culto. Dopo il 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Sloveni delle valli restarono ingiustamente emarginati e solo di recente c’è stata la regolamentazione del diritto degli Sloveni al bilinguismo.

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