Difesa del Forte di Monte Festa durante la Grande Guerra

Medaglia d'argento al capitano Winderling

Difesa del Forte di Monte Festa
Difesa del Forte di Monte Festa

Dopo la disfatta di Caporetto il comando supremo italiano aveva dato ordine che le truppe ripiegassero in direzione delle Prealpi, ad eccezione della guarnizione posta a difesa del Forte di Monte Festa.

Mentre la 63° e la 36° Divisione si dirigevano in ritirata verso la valle dell’Arzino il Forte si trovava in una posizione strategica. Essendo stato eretto vicino al lago di Cavazzo, in una zona sopraelevata, poteva tenere sotto tiro un ampio territorio che includeva la viabilità della Val Fella, della Val del But oltre che il fiume Tagliamento.

Il 30 Ottobre 1917, dopo aver avvistato l’armata Austro-Ungarica, assiepata sulla riva del Tagliamento entravano in azione le artiglierie. Per sei giorni il Forte vomitò fuoco sul nemico consentendo ai soldati italiani di retrocedere, con le spalle coperte, e guadagnare tempo per riorganizzare la linea di difesa sul Piave.

Riccardo Noël Winderling
Capitano Riccardo Noël Winderling – Commandante del Forte Monte Festa – Cavazzo Carnico

Al comando del Forte del Monte Festa era stato destinato Riccardo Noël Winderling, un ingegnere già stimato per le azioni svolte sulla postazione di Pal Piccolo. La fama di Winderling si era diffusa tra i soldati stanziati in Carnia. In segno di solidarietà il 2 novembre un gruppo di volontari, comandato dal tenente Santini, giungeva al presidio del Forte, per dare rinforzi. Inoltre vi arrivavano anche viveri e scorte di munizioni. Ma purtroppo gli armamenti e le munizioni, per poter sostenere adeguatamente un attacco nemico, risultavano ancora insufficienti.

In breve tempo Winderling ed i suoi uomini si trovarono isolati e circondati dall’esercito nemico che era confluito nella vallata ai piedi di Monte Festa sia dal Tarvisiano che dall’Alta Carnia.

Qui iniziava una disperata difesa del Forte per ritardare il più possibile l’avanzata degli Austro-Tedeschi, combattuta da un manipolo di uomini perfettamente consapevoli della carneficina a cui si erano votati.

Intanto si moltiplicavano gli attacchi al Forte dovuti all’artiglieria nemica ma anche a manipoli di austriaci che ad ondate si arrampicavano sulle pendici del Monte, respinti con il fuoco, ma con grosse perdite umane.

Nel mezzo del combattimento una pattuglia austriaca riusciva a salire sul Monte Festa per portare un messaggio a Winderling con l’invito alla resa. Il capitano rispondeva negativamente ma la situazione era insostenibile  a causa della scarsità di munizioni, di viveri e dell’aumento tragico dei morti e dei feriti.

L’ufficiale medico Del Duca decideva di restare sul forte con gli uomini ricoverati in infermeria, mentre Winderling e un gruppo di soldati tentavano di allontanarsi dal presidio per ricongiungersi all’esercito Italiano passando attraverso il Lago di Cavazzo. Purtroppo questo manipolo era quasi disarmato in quanto gli ultimi colpi erano stati sparati dal Forte. Qui avveniva ancora uno scontro  con gli austriaci e alcuni dei nostri cadevano prigionieri nelle mani dei nemici.

Nel bel romanzo storico “Eroi senza vittoria” di Emanuele Facchin, in cui viene descritta la difesa del Forte di Monte Festa, c’è un brano drammatico che narra questo passaggio nelle acque del Lago di Cavazzo.

“Erano all’incirca le 10 quando raggiunsero le sponde del lago e il Capitano Winderling decise di attraversare  approfittando delle acque basse… protetti e nascosti dalle canne.” … “cominciarono così ad infilarsi pian piano nel folto della vegetazione lacustre, affondando mollemente sino al bordo degli scarponi, e dopo i primi passi incerti, si assestarono prendendosi per le spalle. Avanzavano in processione lenta scomparendo nel buio.” …

“un colpo di tosse raggelò la colonna! lo seguì un rantolo che sciogliendosi in una grossa risata si disperse nel silenzio della penombra. Dalla postazione nemica ormai superata giunsero altri rumori, poi tornò il silenzio: gli uomini della colonna si ammorbidirono nelle loro divise bagnate riprendendo il passo.

Alcuni minuti dopo lo scalpicciare di scarponi nell’acqua ruppe di nuovo il silenzio.

Wer ist da?

fece una voce umida come la notte.

Wer ist da?

Immobili come fantasmi attesero.

Erano canne al vento, fronde di cespugli, onde di risacca, anatre, germani reali e perfino pesci. Lo giurarono: erano tutto fuorché esseri umani.

WER IST DA?

Disse ancora la voce starnazzante come quella di un richiamo da caccia.

Un’altra luce si accese e un proiettile, il primo giunse a stracciare la notte. Esplose la battaglia in un lampo. I soldati della postazione tedesca, risvegliati dal colpo, sopraggiunsero sulle sponde. Gli Italiani vi si gettarono contro, corpo morto come Celti e Romani molti anni prima.” …

Winderling e due compagni salvatisi miracolosamente, dopo una lunga marcia, stremati dalla fatica, giungevano nel paese di Aganna. Qui, non riuscendo a passare attraverso le fila nemiche, venivano scoperti e imprigionati. Il comandante del Forte Festa doveva subire altre traversie: prima trasportato al castello del Buonconsiglio, vicino a Trento, poi inviato in un campo di concentramento in Boemia.

Solo alla fine della guerra riusciva a raggiungere Trieste trovandovi l’esercito italiano. Nel 1922 al Capitano Winderling veniva conferita la medaglia d’argento al valore militare  e nel 1925 gli veniva offerta la cittadinanza onoraria di Osoppo.

Molti riferimenti sono tratti dal libro di Emanuele Facchin dal titolo “Eroi senza vittoria”

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