Le casse nuziali carniche

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Casse nuziali carniche
Cassepanche al Museo di Tolmezzo

Parlando di arte friulana si è a conoscenza del fatto che in Friuli, durante tutto il Medioevo ed il Rinascimento, non ci sia mai stato un vero e proprio sviluppo di qualche corrente artistica, ma si è sempre trattato di un’arte che fosse accessibile a tutti, semplice e con influenze sia dall’Italia che d’Oltralpe. Certo è che in quest’arte semplice i protagonisti indiscussi erano la quotidianità, quindi gli oggetti di ogni giorno, ed il legno, materia prima del territorio. Proprio dati questi presupposti si parlerà, a proposito di arte tradizionale friulana ed in particolar modo carnica, delle cassepanche nuziali.

L’origine delle cassapanche deriva dalla necessità di avere nelle case un mobile, possibilmente con spalliera, il cui interno potesse essere un ripostiglio per vesti e biancheria. La loro realizzazione si verificò in Friuli tra il ‘400 e l’800, in particolar modo in Carnia, dove la lavorazione lignea era maggiormente sviluppata e meno arcaica rispetto alla pianura friulana.

Col tempo in Carnia, maggior successo ebbe la creazione delle cosiddette “casse nuziali” contenenti il corredo della sposa ed indispensabili nella casa per creare un nuovo focolare. Nonostante nelle famiglie borghesi col passare degli anni fossero diventati mobili con lo scopo di conservare oggetti e vesti varie, nelle famiglie meno abbienti mantennero la propria importanza ed il legame affettivo.

Delle numerose casse presenti in Carnia ce ne sono rimaste una sessantina, tutte mantenute nel Museo Carnico delle Arti e Tradizioni Popolari di Tolmezzo e descritte nel catalogo del museo.
Le dimensioni sono varie, dalle più grandi per contenere granaglia, alle più piccole per la farina o i cofanetti.

Erano accomunate tutte da una stessa costruzione, che consisteva in un basamento sagomato (o 4 piedi), 4 assi e 2 fianchi raramente decorati. Avevano un coperchio piatto e sporgente al di sotto del quale, lungo i fianchi e la parte frontale, era intagliato un dentello semplice o variato. La facciata era costituita da 2 lesene (o 3 nelle casse più grandi) che potevano prolungarsi nei piedi, ed un campo mediano. Dove non c’era un basamento sagomato c’erano bande sagomate e intagliate tra i piedi.

Per quel che riguarda l’intaglio nella facciata frontale, era differente in ogni vallata della Carnia.

Nella Bassa Carnia (Amaro-Tolmezzo-Villa Santina) le decorazioni potevano essere semplici cornici geometriche disposte a formare rombi o poligoni, geometrie composte da ruote, oppure la decorazione derivata dal tipo “sansovino” (cassone veneto Cinquecentesco), finemente intagliato con un disegno elegante, i mascheroni laterali sulle lesene e un ovale centrale con doppie volute.

Nell’Alta Carnia (Paularo-Paluzza-Comeglians-Prato Carnico-Pesariis), troviamo una decorazione a foglie d’acanto realizzata con maestria nonostante la pianta ed il motivo ornamentale fossero estranei alla regione.

Più nello specifico, per esempio, nella Val Pesarina la caratteristica era l’inserimento di uno scudo nel campo mediano come a racchiudere uno stemma, mentre nella conca di Ovaro alle foglie d’acanto vennero associati motivi geometrici poco incavati. Proprio risalente a questa zona è la miglior cassa conservata nel museo di Tolmezzo, una cassa incisa e policroma datata 1745 e proveniente da Ovasta.

A Comeglians invece i motivi erano interessanti in quanto raffiguranti animali marini non identificabili e grappoli di uva marina, conferendo un carattere Mediterraneo nonostante l’evidente poca confidenza con il mare degli artisti.

Nella vallata di Paularo la decorazione veniva fatta con specchietti inquadrati di radica lucida, un legno molto pregiato proveniente dalla radice della noce, mentre a Ligosullo i tratti provenivano addirittura da Oriente con intagli filiformi e ruote solari.

Un altro genere di motivi si trova nella Val d’Ampezzo, dove l’abete, simbolo della vallata, diventa centrale, adornato con uccellini, roselline, greche, geometrie e rami le cui disposizioni e rappresentazioni variano di paese in paese.

Spostandoci dalla Carnia verso la Val Natisone troviamo ulteriori cambiamenti sia nella simbologia sia nella metodologia. Da intaglio si passa all’intarsio geometrico e vengono inseriti il rosone a sei punte e vari simboli religiosi in sostituzione di quelli pagani.

Si può capire quindi quanto in Friuli, in particolar modo in Carnia, ogni paese custodisca delle proprie peculiarità e caratteristiche, differenti tra loro ma accomunate dal valore storico e simbolico nel medesimo oggetto. Niente come le cassepanche intagliate in legno di noce ci fanno capire, con la loro bellezza, attenzione al dettaglio e ricerca nella decorazione, l’importanza che veniva data ad esse in ciò che rappresentavano per i friulani.

Per questa ragione vale la pena, passando per Tolmezzo, di fermarsi al Museo Carnico ed addentrarsi nella storia della Carnia, e vedere questi pezzi unici e tradizionali realizzate da mani di maestri che, il legno, lo conoscevano alla perfezione.

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