Epifania: la vera storia della Befana, della calza e della sua filastrocca

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L'epifania

La vera storia della Befana, il significato dell’Epifania e perché la vecchina vola su una scopetta recapitando calze con il carbone? Sono solo alcune delle tradizioni del 6 gennaio, giorno in cui nei cieli notturni vola la Befana con le scarpe tutte rotte, vestita alla romana e con la sacca piena di dolci!

Significato dell’Epifania

La parola Epifania derica dal greco antico, dal verbo ἐπιφαίνω, epifàino (rendersi manifesto, “mi rendo manifesto”) che ha come sostantivo femminile ἐπιφάνεια, epifàneia (manifestazione, apparizione, venuta, presenza divina). Fondamentalmente legata alla religione cristiana, la festa dell’ Epifania del Signore viene celebrata il 6 gennaio, dodici giorni dopo il Natale che rappresenta la nascita di Gesù. Sempre nella tradizione cattolica e anche anglicana (che seguono il calendario gregoriano), l’Epifania è una delle feste di precetto insieme al Natale, la Pasqua, la Pentecoste e l’Ascensione. Per le Chiese orientali cristiane ortodosse che seguono, invece, il calendario giuliano, l’Epifania si chiama Teofania (“manifestazione della divinità”) e si celebra il 19 gennaio poiché la nascita di Gesù viene collocata il 7 gennaio.

La tradizione vuole che l’Epifania corrisponda al giorno in cui i Magi avrebbero visitato Gesù, guidati da una stella cometa. I cosiddetti “Re Magi” Gasparre, Melchiorre e Baldassare portarono oro, incenso e mirra al bambin Gesù nato a Betlemme in una sistemazione di fortuna, riconoscendolo come “figlio di Dio”.

E prima del Cristianesimo? Presso gli antichi Romani, il primo giorno dell’anno si festeggiava la dea Strenia custode del culto della Salute, scambiandosi doni benaugurali. Dalla “dea Strenia” alla parola “strenna” giunta fino ai giorni nostri, il passo è davvero breve. Qualche giorno dopo, proprio il 6 gennaio, esattamente 12 giorni dopo la festa del Sole Invitto che, guarda caso, cadeva il 25 dicembre, si festeggiava la dea Abundia. Come dice il nome stesso, la dea Abundia era la dea dell’abbondanza, foriera di fortuna, abbondanza e prosperità per l’anno appena iniziato.

La vera storia della Befana

La parola Befana deriva proprio dal termine Epifania! Dal greco antico al latino, poi all’italiano come lingua volgare e, infine, all’italiano corrente.  Pare che alcuni trascrittori, in un periodo in cui i testi venivano ricopiati a mano, abbiamo involontariamente “storpiato” la parola “Epifania” trascrivendola come “Beffania”. Da qui, fondendo tradizioni pre-cristiane con culti pagani, unendovi la nuova religione cristiana e amalgamando il tutto con un pizzico di leggende medievali, dalla dea Strenia e Abundia, si sia arrivati all’attuale Befana.

La dea Abundia sarebbe stata prodiga di doni con la dea Strenia, donandole anche il potere di essere foriera di doni e consacrandola nella data del 6 gennaio. Dal canto suo, la dea Strenia sarebbe diventata una “strega” per assonanza con il nome (strenia-strega). Così, da “strega della Beffania” si è arrivati al più immediato e semplice Befana.

Secondo alcune leggende, invece, la vera storia della Befana è intrinsecamente legata a quella dei Re Magi. La leggenda narra che, in una fredda notte d’inverno mentre i Magi erano in cammino per visitare il “nuovo Re” di Betlemme, non riuscendo a trovare la strada, si fermarono da una vecchina che incontrarono per strada per chiedere indicazioni. La vecchina indicò loro la strada con molta gentilezza. I Magi, allora, le chiesero di unirsi alla loro piccola carovana per andare a porgere i propri doni al “re dei re” appena nato, ma la vecchina declinò l’invito.

Quando i Re Magi se ne furono andati, la vecchietta si pentì e provò a cercarli, senza però trovarli. Allora, iniziò a vagare per le case con bambini piccoli, consegnando loro piccoli dolcetti, nella speranza che qualcuno di loro fosse stato proprio Gesù bambino.

Il significato della calza della Befana e del carbone

Dalla vecchina dei Re Magi bisogna fare qualche salto all’Impero Romano. Si narra che Numa Pompilio, uno dei 7 re di Roma, fosse particolarmente devoto alle ninfe. Così, durante il solstizio d’inverno, il re romano pare avesse l’abitudine di appendere una calza in una grotta ricca di flora e fauna, sperando di ricevere doni benaugurali da una ninfa.

Dalla fusione della tradizione della vecchina che porta doni ai bambini, alle dee romane del 6 gennaio alla calza di Numa Pompilio è nata l’usanza della calza. Una calza che rappresenta la terra che viene riempita e accoglie “buoni semi” da far fruttare per tutto l’anno e dispensare dolcezze ai bambini, cioè coloro che vedono con ingenuità e fiducia il mondo intero.

I doni contenuti all’interno della calza sono doni propiziatori e prevalentemente alimentari: frutta secca, arance, mele, uva sultanina. L’usanza di inserire anche il carbone è da ricondursi al rituale dei falò, che dalla cenere e dal bruciare delle cose ormai vecchie, concimano e fertilizzano la terra per la nuova vita del nuovo anno. Secondo alcune tradizioni, essendo il carbone nero e ricco di zolfo, venne a significare la punizione per i bambini che si erano comportati male durante l’anno ormai concluso.

Le calze della befana, secondo la tradizione, si appendono alla cappa, in modo da agevolare le operazioni della vecchina che vola sulla scopa e che, come Babbo Natale, potrebbe utilizzare il camino (ma non solo) per meglio raggiungere la calza. Ma ognuno ha il suo posto preferito per la calza della Befana: la catena del paiolo della polenta, oppure alcuni forti chiodi piantati nel muro vicino al focolare, oppure direttamente dietro la porta di casa!

Così come per Babbo Natale, è buona cosa lasciare anche alla Befana qualche pensierino: un bicchiere di vin brulè, una fetta di crostata o un paio di scarpe. La tradizione, infatti, vuole la Befana vestita di stracci e con le scarpe tutte rotte. Un paio di scarpe, quindi, potrebbero servirle. Se, invece, la Befana arriverà a casa vostra già ben calzata, riempirà le vostre scarpe di ogni dolcezza! Di sicuro, scegliere la calza invece della scarpa, è proprio da furbetti: la calza di lana, infatti, ha il potere di allargarsi e stendersi… per contenere più dolcetti!

La filastrocca della Befana

“La Befana vien di notte” è sicuramente la filastrocca più nota legata alla festa della Befana. Pensi che ne esista una sola versione? Assolutamente no! Di versioni di questa tipica filastrocca ne esistono mille e più, e l’unico limite è la tua fantasia!

La versione tradizionale ruota intorno a queste rime:

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
e vestita alla romana,
Viva viva la Befana!

Sebbene i primi due versi siano sempre uguali, gli ultimi due cambiano a seconda della regione d’Italia, della tradizione orale di ciascuna famiglia, del dialetto tipico e della fantasia delle nonne. Uno dei giochi da fare con i bimbi, infatti, è provare ad inventarsi filastrocche della befana tutte diverse, con gli ultimi due versi creati usando le rime con la propria fantasia! Una filastrocca, quindi, potrebbe diventare:

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
lei che vuol esser bellina,
mangia tutta la pastina!

E così via, provando a inventare le rime con il papà, la mamma, la nonna e così via! In fondo, la Befana porta tanti doni, tra cui il divertimento all’interno di una famiglia con nonni e bimbi piccoli!

Festa della Befana: dove festeggiare

Lo sapevi che in Friuli Venezia Giulia, nel nord est d’Italia, la festa dell’Epifania dura ben due giorni ed è particolarmente vivace e sentita?! Si organizzano pire e grandi falò in ogni paese e città e tanti eventi imperdibili, alcuni dei quali completamente nuovi per chi arrivi da fuori regione. Eventi perfetti per adulti e bambini, con tante cose da fare e da vedere, dove il divertimento è assicurato. Ti consiglio di dare un’occhiata e scoprirai un nuovo modo di interpretare questa festa e, perché no, decidere di visitare il Friuli!

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