II Friuli Venezia Giulia (indicato spesso con la sigla d’abbreviazione FVG) è una splendida regione a statuto speciale appartenente all’Italia del nord-est. Il suo capoluogo è Trieste, una città unica nel suo genere grazie alla mescolanza di caratteri mediterranei, mitteleuropei e slavi. Una città che è simbolo di incroci di culture, dunque, e particolarmente legata al mare: Trieste è infatti particolarmente nota per il suo porto, un tempo principale sbocco marittimo dell’Impero Asburgico e tutt’oggi scalo di fondamentale importanza per i traffici commerciali e sito d’interesse turistico.

Il territorio è composto da due regioni storico-geografiche distinte, con differenti caratteristiche culturali: da una parte c’è il Friuli, comprendente parte della pianura veneto-friulana ad est del Livenza e parte delle Alpi Carniche e Giulie, dall’altra la Venezia Giulia, all’estremo nord-est, divenuta parte del territorio italiano dopo la Prima Guerra Mondiale.

Il Friuli Venezia Giulia è ben noto per la sua variegata offerta turistica: in questa regione non manca davvero nulla, dalla montagna alle spiagge dorate, dalle città d’arte agli ariosi paesaggi collinari. Grazie a tutto questo, la regione è diventata la meta ideale per tutti gli amanti dello sport e delle attività all’aria aperta, nonché degli appassionati d’arte e (perché no?) dell’ottimo cibo.

La sua posizione su un doppio confine, con l’Austria a nord e con la Slovenia ad est, rende inoltre questo territorio unico e particolarmente ricco dal punto di vista del patrimonio culturale e folcloristico, oltre che l’appoggio perfetto per visitare in giornata delle località al di là dei confini.

Friuli Venezia Giulia: quali sono le origini di questo nome?

Come si è detto, le regioni “storiche” che compongono l’attuale Friuli Venezia Giulia sono due, e le origini del loro nome sono distinte, benché accomunate dal riferimento alla romanità.

Il nome Friuli viene dal latino Forum Iulii, corrispondente all’attuale Cividale del Friuli: questa, infatti, era sede di un castrum romano (ossia un accampamento) elevato poi da Giulio Cesare a forum, cioè mercato. Con il tempo il nome della cittadina, la quale assunse nel tempo sempre più importanza (sino a diventare capoluogo della Regio X Venetia et Histria dopo la distruzione di Aquileia), fu usato per identificare l’intera regione.

La denominazione della Venezia Giulia, invece, è stata proposta dal glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907), in alternativa alla denominazione al tempo corrente di “Litorale Austriaco” con l’intenzione di marcare l’italianità culturale dell’area. L’ideale riferimento richiama la già citata Regio X augustea, che l’Ascoli suddivise idealmente in tre Venezie: la Venezia Giulia (comprendente Friuli orientale, Trieste, Istria, parti della Carniola e della Iapidia), la Venezia Tridentina o Retica (Trentino e Alto Adige) e la Venezia Propria o Euganea (Veneto e Friuli centro-occidentale). Del territorio che Ascoli identificava come Venezia Giulia, quindi, solo una parte è attualmente compresa nel territorio italiano e il nome assunse una valenza amministrativa ufficiale solo nel secondo dopoguerra.

Alcuni cenni storici sul Friuli Venezia Giulia

La storia di questo territorio ha origini remote: la prima cultura stanziale autoctona fu quella dei castellieri, che ebbe termine con la conquista romana. L’incorporazione nello stato romano avvenne nei decenni che seguirono la fondazione della colonia di Aquileia (181 a.C), città che alle soglie dell’età imperiale era divenuta già la quarta più popolosa d’Italia, centro di riferimento e diffusione della romanità nella zona e, con Augusto, capitale della regio X Venetia et Histria.

Con le invasioni barbariche, che portarono alla distruzione di Aquileia da parte degli Unni di Attila nel 452, il territorio perdette il suo centro organizzatore, che tuttavia rimase un punto di riferimento ideale di grande importanza grazie alla costituzione del patriarcato (VI secolo), una delle più prestigiose autorità cristiane di quei tempi.

L’età altomedievale vide anche in quest’area succedersi i regni di Odoacre e Teodorico, la breve riconquista bizantina e infine l’arrivo dei Longobardi, che stabilirono come capitale di un importante ducato Cividale del Friuli e occuparono l’intero territorio (ad eccezione della parte a sud dell’Isonzo, che rimase sotto la sfera di influenza orientale). Con Carlo Magno i Franchi si sostituirono ai longobardi e ai bizantini, sancendo l’entrata dell’area nel Regnum Italiae.

Nel 1077 l’imperatore Enrico IV concesse al patriarca Sigeardo la contea del Friuli, costituendo in questo modo il primo nucleo del principato ecclesiastico di Aquileia, un’istituzione che sarebbe vissuta fino al Quattrocento e avrebbe compreso, in alcuni periodi storici, anche Trieste, l’Istria, la Carinzia, la Stiria e il Cadore.

Tuttavia, diversi avvenimenti storici occorsi tra il tardo Medioevo e l’Età Moderna vennero sempre più a conformare due blocchi all’interno del territorio, uno asburgico e un altro, più circoscritto nelle dimensioni, veneto. Tale divisione si protrasse fino alla fine del Settecento quando, con il Trattato di Campoformido del 1797, anche i territori veneti passarono all’Austria.

Ai temporanei sovvertimenti di età napoleonica seguì, con la Restaurazione (1814-1815) il ritorno all’Austria del possesso di tutte le terre che avrebbero poi fatto parte del Friuli Venezia Giulia.

L’area della Venezia Giulia, in particolare, si distingueva anche per la composizione etnica e linguistica degli abitanti, registrandosi una predominanza italiana nelle maggiori realtà urbane e, invece, una predominanza slava nei piccoli centri agricoli e nelle campagne. La componente germanica, pur presente in quanto impiegata nella pubblica amministrazione e nell’esercito, incrementò in età teresiana e giuseppina senza tuttavia diventare un gruppo consistente.

L’attuale regione del Friuli Venezia Giulia entrò a far parte del Regno d’Italia in momenti differenti. Il Friuli centrale (provincia di Udine) ed occidentale (provincia di Pordenone) furono annessi insieme al Veneto nel 1866 subito dopo la terza guerra d’indipendenza, mentre per la Venezia Giulia si dovette attendere la Prima guerra mondiale.

Durante il ventennio fascista la zona subì una politica di italianizzazione forzata di cui furono vittime soprattutto le popolazioni slovena e tedesca, e che comportò la proibizione dell’uso delle rispettive lingue, l’italianizzazione di cognomi e nomi e il licenziamento o allontanamento di militari e funzionari pubblici non italiani.

Durante la Seconda guerra mondiale, in particolare dopo l’invasione della Jugoslavia dell’aprile del 1941, la Provincia di Fiume venne ingrandita e nel 1943 la regione subì l’occupazione tedesca. Conclusa la guerra, si pose il problema della definizione dei confini con la Jugoslavia, dal momento che quest’ultima reclamava le province di Zara, Pola, Fiume, Gorizia e Trieste (nonché parti della provincia di Udine) in quanto “terre slave”. Con il Trattato di Parigi (1947) furono stabiliti i rispettivi confini che oggi conosciamo, resi definitivi poi col trattato di Osimo del 1975.

Nel 1963, nella Costituzione della Repubblica Italiana fu creata la regione a statuto speciale del Friuli Venezia Giulia.

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