Il Crocefisso del Duomo di Cividale e la Pala d’argento: aspetti curiosi

crocefisso del duomo di cividale
crocifisso ligneo di cividale

Nel Duomo di Cividale il crocefisso ligneo è un capolavoro della scultura che rappresenta lo Stile Romanico nel Friuli.

Gli esempi superstiti di questo stile nella zona sono veramente rari e testimoniano una grande ricchezza di apporti e tendenze: si notano infatti sia influenze tardo ottoniane e persiane che lombardo-venete.

Pertanto si raccolgono sotto la voce di “Romaniche” sculture che sono state completate tra il XII e il XIII secolo, tutte caratterizzate da una miscellanea di modelli.

Per un periodo il grande crocefisso è stato assente alla Chiesa perché è stato sottoposto ad un restauro presso la Soprintendenza di Udine. Ebbene, anzitutto sotto lo strato di pittura ottocentesca è stata rinvenuta un’antica pittura forse risalente ad un restauro trecentesco.

Curiosità sul crocefisso del duomo di Cividale

Sempre durante il restauro è stata trovata una croce di smalto contenuta dentro un sacchetto di seta, figuratevi dove…? Nascosta nella parte posteriore della testa del Cristo, a livello della nuca.

Altro capolavoro di Stile Romanico è la Pala d’argento del Patriarca Pellegrino (1195 – 1204).pala d'argento

L’esecutore è senz’altro un artista della scuola cividalese, influenzato dai modelli veneto- bizantini, ma ancora legato all’ingenuità di certe soluzioni che svelano il suo provincialismo. Questa Pala resta, comunque, un documento di pregio eccezionale per il vigore plastico di sapore romanico.

L’opera è sbalzata in grossa lamina d’argento, distesa su rinforzo ligneo poi dorata a fuoco. Misura circa due metri per un metro. E’ composta da quattro parti distinte: la cornice, il trittico centrale e due valve laterali, tipo sportelli.

Al centro c’è la Madonna Teodoco col bimbo benedicente in grembo, rigida e ieratica, secondo lo stile bizantino.

A lato si trovano gli arcangeli Michele e Gabriele. Nelle valve laterali sono rappresentati apostoli, santi un tempo onorati nella Basilica, sante popolari e invocate.

Nei due medaglioni vi sono Jesse, capostipite della stirpe mariana e, a destra, probabilmente il ritratto di Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa.

L’imperatore Enrico ( 1165 – 1197 ) fu un particolare protettore del patriarca Pellegrino e si mostrò molto generoso verso la chiesa di Aquileia.

Lo sapevi che..?

In basso, ai piedi della Vergine, entro uno spazio quadrato, appare nientemeno che la figura dello stesso patriarca Pellegrino, in ginocchio, nell’atto di supplicare. La scritta punzonata che lo accompagna dice “Sacerdos Pelegrinus patriarca. Mater dei miserere mei.”

Il patriarca Pellegrino cividalese, alla fine del XII secolo o all’inizio del XIII, volle fare un dono alla sua città natale e alla sua cattedrale. Certamente in questo dono c’era una certa competizione con Venezia, che già andava orgogliosa della sua celebre Pala d’Oro, anche se essa, allora, era di stesura molto diversa dal quella che ora si vede.

A proposito di Pale d’Altare e di competizione tra diocesi non dimentichiamo anche la Pala d’Oro di Grado di fattura veneziana, donata alla chiesa nel 1372 da un tale Donato, durante la reggenza cittadina di un Contarini.

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