Pordenone e la sua storia

storia di Pordenone
storia di Pordenone

Pordenone è una cittadina di oltre 51.000 abitanti situata sul versante destro del fiume Tagliamento. La città sorge laddove il Noncello sfocia nel Meduna, in una zona pianeggiante immediatamente a sud delle prealpi venete e friulane. Cresciuta come zona di passaggio, a ridosso del corso del fiume che nel corso dei secoli ne ha costituito la principale risorsa, la città affonda le radici in un passato colmo di avvicendamenti al potere e all’ombra della grande forza della Serenissima.

Le origini di Pordenone

Il primo abitato fondato in zona sorgeva con ogni probabilità laddove oggi è situata la frazione di Torre, a ridosso dell’alto corso del Noncello. La teoria è stata suffragata anche dal ritrovamento in loco di un’antica struttura di epoca romana, che doveva essere impiegata per la lavorazione ed il deposito di merci di vario genere ed in particolare di prodotti agricoli. L’edificio, inizialmente definito erroneamente villa rustica, venne costruito per la probabile vicinanza con il porticciolo fluviale che sorgeva negli immediati paraggi.

Il periodo medievale

A partire dal VI secolo dopo Cristo, il nucleo urbano venne spostato verso valle e, parallelamente, venne costruito un nuovo porto più ampio, che potesse accogliere anche imbarcazioni con una stazza maggiore. La città medievale prese quindi a svilupparsi sulla sponda orientale del fiume Noncello, che al tempo era ancora denominato Naone. Non a caso, l’abitato originario venne battezzato con il nome di Portus Naonis, ovvero porto sul fiume Naone. Del periodo medievale non sappiamo molto, sebbene l’archeologia abbia di recente messo in evidenza quanto la cittadina fosse intensamente popolata da gruppi di persone, probabilmente mercanti ed artigiani, provenienti dalla Carinzia e quindi di origini slave. Fra l’XI ed il XII secolo, la corte pordenonese cadde nelle mani dei duchi e dei marchesi d’Austria, Stiria e Carinzia, malgrado il castelletto di Torre e con esso tutto l’abitato circostante fossero già di proprietà dei Patriarchi di Aquileia. Col passare del tempo, le zone circostanti la cittadina vennero inglobate nei territori amministrati dai Patriarchi, i quali diedero molti villaggi e campagne in feudo ai nobili con cui avevano intessuto rapporti di amicizia. Nel 1282, i reali d’Austria assunsero il controllo definitivo di Pordenone, facendone di fatto un’enclave nel territorio della chiesa. Agli inizi del 1300 l’abitato di Pordenone aveva assunto un potere e delle dimensioni tali da meritare lo statuto di città: ad evidenziarne il ruolo economico di spicco all’interno della regione furono proprio i fiumi cittadini, vere e proprie arterie commerciali utilizzate da un sempre maggior numero di mercanti per raggiungere le località dell’entroterra e della costa.

Il dominio della Serenissima

L’espansione della Repubblica di Venezia cominciò a preoccupare i sovrani austriaci per un’imminente invasione, che puntualmente si verificò il 20 aprile del 1508, giorno durante il quale Bartolomeo D’Alviano riuscì ad entrare vittoriosamente a Pordenone, sottraendola agli Asburgo. Dopo alcuni anni caratterizzati da schermaglie fra le due fazioni ed un tira e molla piuttosto lungo e sfibrante, lo stesso Bartolomeo D’Alviano riprese la città e la riportò sotto il controllo di Venezia, che la concesse come feudo proprio a colui che l’aveva conquistata con le armi. Bartolomeo D’Alviano ne fece una signoria che, alla sua morte, nel 1515, passò dapprima alla moglie Pantasilea Baglioni e poi al figlio Livio. Nel 1537, la battaglia durante la quale morì proprio Livio, signore di Pordenone, decretò l’annessione alla Repubblica di Venezia di molti dei territori che gravitavano intorno al centro pordenonese. Venezia amministrò l’intera zona per più di due secoli e mezzo, confermò i privilegi a Pordenone e ne fortificò l’economia, costruendo un nuovo approdo e aumentando la portata delle attività manifatturiere di tutta la zona.

La storia moderna e contemporanea di Pordenone

Il XVIII secolo assiste alla conferma del ruolo economico che Pordenone era riuscita a ritagliarsi nei secoli precedenti. La vicinanza a Venezia da un parte e a Trieste dall’altra, le conferiscono un’importanza tale da incrementarne anche un certo prestigio culturale, a sua volta derivato dai rapporti con le moderne e progressiste corti di Francia ed Austria. Una certa spaccatura sociale cominciò tuttavia a registrarsi proprio alla vigilia delle campagne napoleoniche del 1797, viste di buon occhio da quella porzione di nobiltà che apprezzava le idee innovatrici di Napoleone e dei francesi, ma che cozzavano con quelle filo veneziane e più conservatrici della fazione avversa. La caduta di Venezia fece in modo che Pordenone tornasse dapprima sotto il dominio austriaco, per poi passare sotto quello napoleonico. La parentesi napoleonica, tuttavia, durò molto poco e all’esilio di Bonaparte fece seguito il Congresso di Vienna del 1814, che sancì il passaggio di Pordenone e dell’intero Friuli al Regno Lombardo Veneto. Il ruolo di polo industriale coperto da Pordenone, crebbe ancora, in particolare tra il 1840 ed il 1860, quando la realizzazione di alcune arterie stradali e la quasi contemporanea costruzione della prima linea ferroviaria, diedero un’ulteriore spinta all’industria locale, che vide l’apertura di numerosi cotonifici, cartiere e l’affermazione di una importante fabbrica ceramica. La formazione del Regno d’Italia e la conseguente introduzione dell’energia elettrica ebbero come fisiologico effetto un notevole aumento della produzione industriale, a cui tuttavia fecero seguito le due guerre mondiali. Il settore relativo alla produzione del cotone ne fu travolto, e le distruzioni arrecate dalla prima guerra mondiale rappresentarono solo il prologo del suo inarrestabile declino. Fortunatamente, non tutte le aziende cittadine ebbero pari sfortuna: al contrario, industrie come la Zanussi, dopo la seconda guerra mondiale, riuscirono ad incrementare il proprio fatturato tanto da affermarsi fra le principali aziende di riferimento dello specifico comparto. Nel 1968, Pordenone venne nominata capoluogo di provincia e più di recente la città è stata dapprima scelta quale sede di numerosi distaccamenti universitari (Trieste, Roma e Udine) e poi come punto focale del nuovo polo tecnologico che ha come obiettivo precipuo quello di promuovere la modernizzazione e l’innovazione presso le imprese che arricchiscono economicamente il territorio.

Il Duomo di Pordenone

Il Duomo di San Marco fu consacrato nel 1468, sebbene la posa della prima pietra risalga alla prima metà del XIII secolo. Il suo stile architettonico fonde elementi romanici e gotici, come evidenziato dal meraviglioso campanile alto più di 79 metri e recante una cuspide seicentesca. Degne di nota sono le eleganti trifore in stile veneziano che ornano i quattro lati del campanile all’altezza delle campane. Fino all’anno 1544, al piano terra del campanile era collocata anche una cella per i carcerati. Più volte danneggiato da fulmini e terremoti, nel 1820 fu soggetto ad un’ordinanza ufficiale che ne ordinava l’abbattimento immediato per motivi di sicurezza. Per fortuna l’ordine non fui mai eseguito ed il campanile venne dapprima restaurato e poi consolidato mediante una fasciatura in ferro. Sulla facciata spicca il bel portale cinquecentesco scolpito da Giovanni Antonio Pilacorte con un Cristo realizzato nella lunetta centrale. L’interno del tempio cattolico ospita opere di gran pregio, quali gli affreschi di Gentile da Fabriano e la Pala d’altare maggiore dedicata a San Marco.

La chiesa della Santissima Trinità

Di grande rilievo storico ed artistico è la chiesetta ottagonale della Santissima Trinità, completata nel 1539 e recante una pianta molto particolare. L’inconsueta forma ottagonale, infatti, culmina con un tetto di forma piramidale, mentre gli interni si presentano perfettamente circolari, con lo scopo di ricalcare la circolarità dell’universo e l’armonia che regna incontrastata e che regola ogni cosa. La chiesetta, con annesso campanile, è situata lungo il corso del fiume Noncello e contiene pregevolissimi affreschi cinquecenteschi, realizzati da Giovanni Maria Zaffoni, artista locale meglio conosciuto come il Calderari. Fra gli affreschi più notevoli spiccano quello del diluvio universale e quello del sacrificio di Isacco. In una delle scene bibliche dipinte dal Calderari emerge anche un’interessantissima realizzazione della città di Pordenone nel Rinascimento.

Corso Vittorio Emanuele e il centro storico

Il cuore pulsante della cittadina friulana è rappresentato da Corso Vittorio Emanuele, in passato noto come Contrada Maggiore. Sulla strada si affacciano molti dei maggiori edifici storici della città, tra cui Palazzo Ricchieri, sorto nel XIII secolo come abitazione ma anche come torre a guardia del centro urbano, poi definitivamente riadattato a residenza nobiliare dalla famiglia Ricchieri, durante la dominazione della Serenissima. Oggi, nelle sue stanze sono state istituite le sedi del Museo civico d’arte e della Pinacoteca civica, nei quali vengono custodite opere di grande importanza tra cui le tele di Giovanni Antonio de Sacchis, meglio conosciuto come il Pordenone. La strada centrale, caratterizzata dai celebri portici, è Corso Garibaldi, risalente al XVII secolo e ancor più arricchita dalla bella facciata del Palazzo Comunale, che con le sue caratteristiche architettoniche spiccatamente gotiche, suggerisce un’edificazione databile alla fine del XIII secolo. I suoi pinnacoli e la torre dell’orologio vennero aggiunti in un secondo momento da Pomponio Amalteo, nel corso del 1500. L’ex convento di San Francesco mostra, fiero del suo passato illustre, alcuni affreschi quattrocenteschi, che oggi fanno da sfondo a molte delle più belle ed interessanti manifestazioni tenute in città.

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