Non si sa di preciso quando cominciò a venire abitato il territorio cividalese, ma di fonti e tracce se ne trovano di antichissime. Fin dalle origini, Forogiulio è sempre stata una terra di scambi culturali “multidirezionali”: grazie alla strategica posizione, era (relativamente) vicina sia alle terre italiche, sia ai popoli germanici, con in quali continuò a mantenere vivi i rapporti anche in tempi moderni.
Cividale nella preistoria – epoca preromana
Cividale del Friuli si trova ai piedi delle Alpi Giulie, arroccata sul Natisone, posizione favorevole che venne occupata già nella preistoria: si capisce dai ritrovamenti di asce, picconi, e due azze di gladeite, conservate nel Museo Archeologico. Ciò sulla riva destra del Natisone; su quella sinistra invece ci sono prove di stanziamenti paleoveneti: ad esempio, le necropoli dove usavano mettere le ceneri dei morti.
Dopo le tracce venetiche si trovano anche quelle celtiche – prima fra tutte l’ipogeo celtico, un curioso insieme di tetre stanze sotterranee scavate nella roccia viva. Alcuni pensano che si trattasse di carceri longobarde, ma dalla presenza di tre maschere spaventose intagliate nella pietra e dalla tecnica usata per gli scavi, sembra più verosimile una loro origine celtica (300-100 aC). Ciò non toglie che successivamente anche i Longobardi avrebbero potuto approfittare di questo luogo sinistro per rinchiuderci dei prigionieri.
La fondazione di Cividale del Friuli
Fu con la presenza romana che Cividale iniziò seriamente a diventare una città importante per la zona. Dopo che i Celti (o Galli, come li chiamavano i Romani) cominciarono ad occupare il territorio friulano, i Romani li sottomisero per evitare di venire attaccati, e nel 181 fondarono Aquileia, in modo da poter controllare meglio il territorio. In seguito, nel 115 aC, il console Emilio Scauro, con un’altra battaglia, riuscì a strappare alle mani dei Galli la terra del futuro Forum Iulii.
Giulio Cesare giunse ad Aquileia nel 56 aC con le truppe: voleva infatti conquistare la Gallia Transalpina, ossia i territori a nord delle Alpi, ancora in mano alle popolazioni dei Celti – tutto ciò lo racconta nel De Bello Gallico. Per controllare ancora meglio la zona Cesare fondò due Forum: uno nelle valli del But, che sarebbe stato chiamato Iulium Carnicum, il secondo nelle valli del Natisone, Forum Iulii.
L’età romana
In poco tempo dalla fondazione, Cividale acquistò importanza e prestigio: già nel 49 aC era un municipium (ossia, gli abitanti erano legati a Roma ma allo stesso tempo indipendenti; avevano magistrati e istituzioni proprie, ma non avevano i diritti politici propri degli abitanti romani): era governata da Quattuorviri, di cui uno era iscritto alla tribù Scaptia. Con la divisione dell’Italia in undici regioni in età augustea, Cividale entrò a far parte della X Regio, ossia Venetia et Histria. Si costruì la prima cinta muraria, che dalla riva destra del Natisone arrivava fino alla metà di Piazza Paolo Diacono, ma la città prosperava e si estendeva anche al di fuori delle mura stesse: furono ritrovati resti di ricche domus signorili, forse di facoltosi signori aquileiensi che vi trascorrevano l’estate.
Nel 167 i Quadi e i Marcomanni assediarono Aquileia, cosa che fece capire che era necessario costruire una nuova struttura difensiva sul confine orientale dell’Italia: la nuova cinta muraria, sempre dal Natisone, arrivava adesso fino alla chiesa di San Silvestro e alla Porta dell’Arsenale.
Quando cadde Aquileia, distrutta dagli Unni di Attila (la leggenda dice che il comandante avesse creato il colle del castello di Udine per poterla vedere bruciare da lassù in cima), Cividale diventò la Caput Venetiae: una piccola città fortificata, lontana dalle grandi vie, dove però risiedeva il governatore della Decima Regio; il punto di riferimento del sistema difensivo ai piedi delle Alpi. Ma la prosperità e l’importanza di Cividale non diminuirono neppure quando Alboino, re dei Longobardi, conquistò la città e la trasformò nel primo ducato longobardo, con a capo il nipote Gisulfo I.