Il ponte del Diavolo detto ponte Maggiore: un cantiere senza fine

I due ponti di Cividale del Friuli

storia del ponte del diavolo
storia del ponte del diavolo

Fin dall’antichità a Cividale c’erano due ponti sul fiume Natisone: quello Maggiore e quello Minore. Il ponte Maggiore era chiamato anche Ponte del Diavolo, sia per l’arditezza dei suoi archi, sia per le fondamenta inserite in un grosso masso che poteva essere stato trasportato dalla forza possente di un ghiacciaio o dalla madre del Diavolo, come narra la leggenda.

Le pagine dello storico Grion ci raccontano anche del secondo ponte, il ponte detto di Santa Chiara. Esso fu costruito nel 1425, rifatto nel 1430, più volte rinnovato e presente in Cividale fino al 1700. Questo ponte in legno poteva essere utilizzato solo dai pedoni ed aveva lo scopo di unire il convento delle Clarisse alla porta Pusternula o Brosciandula.

Assalto armato al ponte di Cividale e incompletezza dei lavori (1331 -1438)

Torniamo al Ponte del Diavolo. Nel 1331 le famiglie Zuccola e Villalta assalirono la città di Cividale dalla parte della riva sinistra del fiume e danneggiarono il ponte, tentando di bruciarlo, ma furono respinti. L’anno seguente, 1332, si pensò di restaurarlo in pietra, tuttavia i lavori furono interrotti per beghe tra il capomastro Girardino di Cremona e il Comune di Cividale.

Nel 1340 il Patriarca Bertrando inviò un ingegnere (Lazzarino di Trieste) al Consiglio di Cividale perché riferisse sullo stato dei lavori, ma questi non riuscì a sbloccare la situazione.

Il ponte restò puntellato con un solo arco incompleto, restando da completare il secondo arco che doveva congiungere la parte destra del fiume. Per un lungo tempo i lavori non proseguirono.

È certo che nell’agosto 1424 la costruzione incompleta si trovava a rischio di crollo. Il popolo, infastidito dai ritardi, nella notte del dicembre 1438, cercò di appiccare fuoco al ponte per ben quattro volte.

La fabbrica del Ponte del Diavolo (1440 -1445)

Nell’Aprile 1440 si pensò di completarlo in legno ma la popolazione offrì aiuti economici purché venisse completato in pietra. A Cividale si elesse una Commissione composta da Francesco Claricini, Pantalone Giorgi e Tano Filippi con lo scopo di trattare con gli imprenditori.

Il Filippi riferì che Giuseppe d’Incarojo avrebbe accettato l’incarico di completare il ponte per la somma di 1500 ducati d’oro. Nel 1441 si accettò l’offerta di Jacopo da Bissone, proveniente dal lago di Como, per un totale di 1525 ducati.

Si cominciarono i lavori nell’anno 1442, nel 1443 arrivarono sul luogo le prime pietre. Nel 1444 si dovette puntellare il ponte in attesa che la parte in pietra fosse completata, con il rischio di caduta della parte già edificata. Intanto i lavori furono sospesi per mancanza di fondi.

Nel 1445 si ridiede il via ai lavori, a patto che gli ebrei volessero prestare 400 ducati.

La costruzione del ponte e l’epidemia di peste (1445 -1450)

Nel settembre 1445 scoppiò la peste. Le stesse monache di Santa Maria Maggiore furono obbligate a passare sull’altra riva, per adattarsi nel chiostro di Santa Chiara, dove stavano strettine.

Nel 1446 si decise di apportare modifiche al progetto originale del Ponte del Diavolo. Di li a poco morì l’impresario comasco, forse a causa della peste.

Subito dopo si fece un nuovo accordo di proseguire il ponte con il capomastro Erardo da Villaco, che già lavorava a quell’impresa.

In agosto dello stesso anno gli ingegneri erano restii a proseguire l’opera per colpa della peste che mieteva vittime. Resistette alla paura il capomastro Silvestro che ricevette in sovrappiù del danaro. Nel 1447 il mastro del ponte chiese 800 marche per completare il lavoro.

Nel 1450 si promossero nuovi dazi e si accettarono prestiti dai cittadini per pagare la fabbrica.

Il problema della rottura del sasso sotto il ponte (1451 -1452)

Nel 1451 l’ingegnere Bartolomeo delle Cisterne, che lavorava all’impresa, consigliò di rompere il sasso che si trovava sotto il ponte, vicino al pilone, per favorire lo scorrimento delle acque.

Il 5 maggio del 1452 si ricontattò  Erardo, con cui c’erano stati screzi, per intimagli di finire l’opera. Il 27 Novembre, finalmente, si tolse l’armatura al ponte. In Agosto si fece un accordo con un muratore tedesco di rompere il famoso sasso per 21 marche e 3 conzi di vino. Il 10 Dicembre morì Erardo mentre il ponte non era ancora finito.

Ancora lavori in corso sul Ponte del Diavolo (1473 -1842)

Nel 1473 si controllarono le fondamenta delle sponde del ponte a rischio in seguito ad un rovinoso diluvio, ma per fortuna resistettero. Nel 1558 il Ponte del Diavolo fu lastricato, nel 1580 le lastre vennero “picconate” perché gli animali da tiro scivolavano, e si gettò sul ponte uno strato di ghiaia.

Il 27 Febbraio 1689 il ponte minacciava di crollare da una sponda. Minacciò di crollare anche nel 1842 e fu allora che alla sua base si ritrovarono 2 pietre imperiali romane. In tale occasione nel parapetto del ponte, sulla riva sinistra, si incise “Restaratus – AN 1842”

Finito il ponte fu abbellito con due torri ai capi che durarono fino al XVIII secolo.

Dopo tutto questo tormentato racconto si capisce come fiorì la leggenda del Ponte del Diavolo che chiama in causa proprio il demonio, per contribuire, con un sortilegio, al completamento dell’opera.

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