L’occupazione dopo Caporetto nella pianura friulana

L'esempio di Remanzacco

Occupazione dopo Caporetto

La piccola storia delle comunità friulane dà spesso un quando molto vivo di quanto è toccato dopo la disfatta di Caporetto e cioè l’occupazione: Remanzacco ne è un esempio.

Il 27 Ottobre, il mattino, parte l’ultima tradotta che arriva ad Udine traboccante di profughi sfollati.

Dopo lo sfondamento delle linee Italiane a Caporetto gli Austo-Ungarici entrano in paese alle 2 di notte. Si tratta in realtà di truppe bosniache che sparano un po’ dovunque alle finestre illuminate.

Gli ultimi combattimenti hanno luogo presso i torrenti, anche a Casali Battiferro, dove trovano la morte alcuni soldati italiani che verranno seppelliti lì dal mugnaio.

Le retroguardie in ritirata fanno saltare solo in parte il ponte sul Torre, ma resta transitabile a piedi e gran parte dei tedeschi passano proprio da lì.

I paesani che non riescono a scappare, restano a guardare, ma sono terrorizzati: il Municipio di Remanzacco viene devastato, bruciati in piazza gli arredi e l’archivio. Poi tocca alla parrocchia. Lì vengono rinchiusi prigionieri italiani ma spariscono oggetti sacri e preziosi.

Il Parroco è don Giacomo Dri che prende nota di tutto e raccoglie le testimonianze dei cittadini di Remanzacco nel suo Libro storico parrocchiale dove vengono narrate ben due guerre e due dopoguerra. Don Dri resta un grande punto di riferimento religioso e morale per tutto il paese.

L’occupazione si manifesta subito nel suo aspetto vessatorio: dopo il 3 Dicembre vengono requisiti 15 maiali, 100 quintali di mais, 10 quintali di frumento,  2 mucche, 2 vitelli e via via vengono richiesti vino, uova, burro, verdure oltre a tutti gli animali che costituiscono la risorsa alimentare della popolazione.

La gente di Remanzacco e dintorni patisce fame e miseria, in più arrivano gli sfollati dal fronte del Piave, che i Tedeschi allontanano da lì per inviarli nel territorio cividalese, considerato zona di retrovia.

Con l’invasione Austro-Ungarica la vita amministrativa dei Comuni viene controllata dal Comando Austriaco con sede a Cividale e tra la popolazione c’è un clima di paura per la propria sopravvivenza.

Nel Gennaio 1918 circa 400 prigionieri italiani, sporchi e affamati, vengono stivati in casa Feletig, che si trova in piazza, e nella canonica.

Il Comando Tedesco ordina al sindaco che i prigionieri italiani del Comune vengano attivati a svolgere lavori di pubblica utilità altrimenti si prospetta per loro il trasferimento in campi di concentramento.

Nel 1918 vengono requisite persino le campane del campanile, poi le canne dell’organo di Remanzacco e di Cerneglons.

Il 31 Ottobre una sentinella polacca ordina al Parroco di chiudersi in camera per tutto il giorno.

Il 1 Novembre il Parroco esce prudentemente di casa e di accorge che gli Austriaci se ne sono andati.

Queste vicende vengono riportate nel libro:

Storia di Remanzacco di Stefano Gasti

Collana Edizioni Biblioteca dell’immagine.

È una lettura consigliata.

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