Lo stato patriarcale guelfo: storia di Cividale del Friuli

stato patriarcale guelfo
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Gregorio di Montelongo (1251 – 1272) riportò il patriarcato in mano italiana e lo indirizzò verso il guelfismo: fu un duro colpo al secolare equilibrio di cui si era potuto vantare il Friuli, che contava sull’alleanza ghibellina con l’imperatore.

L’autonomia stessa dello stato era messa in discussione sia dal Conte di Gorizia , che minacciava il Friuli con i suoi enormi possedimenti, sia dalla Repubblica di Venezia che spingeva sui confini.

Il conflitto fra Udine e Cividale

Udine, nata come un piccolo comune ai piedi del suo colle, aveva acquisito tanto prestigio e importanza, e poteva vantare una posizione più favorevole perché più centrale, quindi venne scelta nel 1238 come residenza stabile dei patriarchi.

Prima infatti era sempre stato usato un palazzo che si trovava dove ora è il Palazzo dei Provveditori Veneti; in seguito al suo abbandono come residenza patriarcale, arrivò ad uno stato di degrado tale che, anche a causa di un terremoto, non si poteva fare altro se non abbatterlo completamente.

Chiaramente Cividale non fu contenta del cambiamento: nacque una rivalità fra le due città, sfociata nel 1346 in un conflitto: provocò la scomunica di Cividale, ma nessun grave scontro armato, anche se la contesa rimase sempre aperta. Ricordiamo ed esempio il patriarca Bernardo, rimasto ucciso da una congiura perché favoriva apertamente Udine.

I lati positivi

Non bisogna certo pensare che dalla scelta del guelfismo Cividale abbia avuto un’immediata e terribile decadenza: c’erano si grandi cadute, ma erano intervallate da momenti positivi.

Nel 1293, ad esempio, in borgo San Domenico sorgeva la prima cartiera friulana: fra le svariate botteghe, si distingueva l’oreficeria (il busto argenteo di San Donato, nel tesoro del Duomo, è opera artigiana locale); grazie all’esigenza della corte patriarcale, si eseguivano i “Misteri”, ossia rappresentazioni teatrali su carri mobili, che avevano come oggetto delle scene sacre (ad esempio, l’Annunciazione, il Natale, la Passione , la resurrezione).

Esistevano bagni pubblici per uomini e per donne, si lavorava alla costruzione di un acquedotto, le case non erano coperte con legno o paglia ma con materiali non combustibili, per limitare almeno in parte gli incendi.

La scelta di Udine

Il comune dunque cresceva di importanza e potenza, ma continuava ad essere coinvolto nelle sempre più violente lotte intestine o meno. Ci furono violente occupazioni della città nel 1331, sotto il patriarca Pagano della Torre, si usarono per la prima volta in Friuli (forse addirittura in Italia) le armi da fuoco, in occasione dell’attacco che gli Spilimbergo e i Villalta sferrarono contro Cividale.

I cividalesi, nel 1364, riuscirono ad abbattere i castelli delle due famiglie, situati a Zuccola i primi, a Urusbergo i secondi. I resti di questi castelli furono impiegati per la costruzione delle mura di Cividale del Friuli.

Per questi motivi, e poiché  i patriarchi cominciarono a favorire Udine, e poiché le famiglie cividalesi, e non solo, più facoltose e ricche scelsero di seguire la corte patriarcale, Cividale perdeva la sua posizione di rilievo a capo del territorio friulano, per cederla a Udine; nonostante ciò, la Cancelleria e l’Archivio patriarcale rimasero a Cividale fino alla soppressione del Patriarcato.

Dopo Pagano della Torre diventò patriarca Bernardo di San Genesio nel 1334, a cui toccò il duro compito di riportare l’istituzione del patriarcato al prestigio delle origini.

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