L’Italia messa in quarantena dal COVID-19 vuole ripartire.

Preoccupazioni per il turismo in Friuli Venezia Giulia

italia in quarantena

Dal 21 Febbraio al 29 Marzo 2020 il numero di contagiati in Italia è passato da 821 a 73.880. I provvedimenti governativi fin dall’inizio della pandemia hanno chiuso scuole, cinema e teatri e preteso che le partite di serie A potessero continuare senza pubblico. Poi si è ridotta la possibilità di movimento, in entrata, in uscita e all’interno delle zone arancioni. Quelle più colpite dal contagio. Il 9 Marzo tutta l’Italia è stata dichiarata arancione: chiusura per bar, ristoranti, negozi (con esclusione di quelli di prima necessità) e palestre. Successivamente si sono fermate tutte le aziende non strategiche del paese fino al 4 aprile. Oggi, 30 Marzo 2020, ci si chiede quando l’Italia potrà ripartire.

Al momento i dati del contagio non sono ancora sotto controllo: qualche miglioramento in Lombardia, maggiori preoccupazioni per il Sud. Ci si aspetta un nuovo provvedimento del Consiglio dei Ministri che mantenga le attuali restrizioni ma si auspica che, dopo Pasqua, almeno parte delle fabbriche e dei cantieri possano interrompere lo stop. Naturalmente verranno individuati adeguati protocolli di sicurezza e per la fine di Aprile si spera, almeno, nell’apertura di alcuni negozi.

Ma vi sono attività a rischio, come quella turistica, che finora ha dato vita al sito di friuli vimado ed è un’ importante voce del PIL nazionale, verso cui c’è molta preoccupazione. È chiaro che luoghi di forte assembramento come bar, ristoranti, pizzerie, discoteche ecc. comporteranno per molto tempo possibilità di contagio e quindi di sofferenza del sistema sanitario.

Potranno gli alberghi del nostro litorale Adriatico o quelli disseminati in regione, tra le bellezze della pianura e quelle della montagna, riaprire le porte? In particolare i ristoranti e le trattorie potranno mettere a disposizione spazi all’aperto e tavoli all’interno con una presenza della clientela magari ridotta per ragioni di sicurezza? Si adotteranno formule di turnazione per l’orario dei pasti, facilitata da modalità di prenotazione, per non incorrere nell’assiepamento? Sagre, festività paesane, processioni, incontri collettivi verranno tutti sospesi o saranno concessi con strumenti di protezione adeguati? E corriere, treni, funivie, traghetti? Che fine faranno i mezzi di trasporto usualmente utilizzati per spostarsi nelle zone turistiche e all’interno di esse? Ci sarà una valorizzazione del turismo lento e delle piste ciclabili? Le famiglie riprenderanno le abitudini del picnic sull’erba o sulla spiaggia e i ristoratori si inventeranno nuove formule takeaway per favorire la combinazione tra buona cucina e norme sanitarie?

Ci saranno modalità di automonitoraggio dello stato di salute per i cittadini che garantirà loro il diritto di prendere la tintarella sulle nostre spiagge?

È noto che con il Coronavirus in circolazione un solo malato rischia di contagiare decine di persone. Tuttavia è evidente che luoghi magnifici come Aquileia, Grado, Lignano Sabbiadoro ma anche Sappada, Tarvisio, Forni di Sopra, Piancavallo, Duino senza turismo sono a forte rischio di recessione.

Gli esperti dicono che anche quando i casi di Coronavirus scenderanno a zero, lo stile di vita, di lavoro e di divertimento saranno notevolmente mutati . Si dice che ci sarà un giorno in cui il vaccino contro il Covid-19 farà tirare un sospiro di sollievo.

Intanto quel ristorantino intimo, la trattoria con i tavoli sotto la pergola di glicine, la piccola pasticceria triestina con mille prelibatezze, le quali sembrano appena sfornate dalla nonna austriaca, che fine faranno?

E come verrà aiutata la categoria dei ristoratori che ha contribuito a rendere indimenticabili momenti importanti della nostra vita, come il matrimonio o il battesimo del proprio figlio?

Un augurio a tutti i ristoratori del settore turistico che continuino a rendere il Friuli Venezia Giulia una regione molto gettonata.

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