La Battaglia di Cividale avvenuta il 27 Ottobre riveste un ruolo importante tra i combattimenti della ritirata dopo Caporetto. L’asse di sfondamento, su cui si stavano concentrando almeno tre Corpi d’Armata Austro-Tedeschi, era infatti in direzione Cividale.
La linea della difesa italiana si estendeva da Montemaggiore a Monte Joanaz, Monte Madlesena, Purgessimo, Castelmonte, Monte Korada, Monte Cucco (Kuk), Vodice fino al Montesanto.
C’era, comunque, da parte degli eserciti imperiali una specie di gara, fin dalla giornata del 26 Ottobre, tra quattro Divisioni, che avrebbero voluto la precedenza nello sbocco dalle Valli del Natisone verso Cividale: 5°, 26°, 200° e Alpenkorps.
Da parte italiana la tenuta delle postazioni era notevolmente contrastata dalla superiorità numerica del nemico e dalla imprecisione degli ordini dell’Alto Comando.
L’iniziativa di molti soldati era encomiabile, se non addirittura valorosa, ma si trattava di episodi non coordinati da una regia militare efficace.
Riportiamo la storia del Tenente Seta, che si era piazzato ai piedi del Purgessimo, a sbarramento della valle. Il Tenente Seta, dato che il pendio del monte era fitto di latifoglie, la sera prima aveva mandato l’aspirante Nicotra con venti uomini a tenere il collegamento con la Ferrara. Inoltre a sbarramento della valle aveva messo due mitragliatrici Fiat.
La mattina del 27 vide l’attacco tedesco verso Azzida e la ritirata degli italiani verso Cividale. Sparò contro qualche pattuglia in fondo valle, inutilmente perchè erano fuori tiro. Verso le 9 il Tenente Seta diede l’ordine di ritirare la sezione mitragliatrici dal costone del Purgessimo, dove trovò il Colonnello Costa che gli ordinò, invece, di resistere ad oltranza.
Intanto la Brigata Jonio, ritiratasi dai bombardamenti di Azzida, si ripiegò sul Monte Purgessimo dove si trovava il Battaglione dell’Avellino.
Pio Pintor, Comandante del 1° Plotone della 1° Compagnia della Jonio, scrive nella sua relazione che il Battaglione occupò le pendici del Purgessimo fino al fondo valle, in collegamento con la Brigata Ferrara. Il numero esiguo di soldati obbligò a disporli alla distanza di quindici-venti metri l’uno dall’altro. Il bosco fitto e alto toglieva ogni visuale. All’alba del 27 il primo attacco fu sferrato lungo la linea del 1° Battaglione e fu respinto causando gravi perdite al nemico. Dopo un secondo attacco, ancora respinto, altre truppe tedesche comparvero alle spalle della 1° Compagnia ( quella dello stesso Comandante Pintor) aprendo un fuoco di fucileria e mitragliatrici.
Pintor, vistosi tra due fuochi, ordinò di ritirarsi nel sottostante paese di Purgessimo dove si mise a difesa di una strettoia.
Di fatto gli Austro-Tedeschi, non riuscendo a sopraffare gli Italiani, verso le 13:30 fecero dirottare un pesante fuoco d’artiglieria sulla posizione di Purgessimo. La relazione del combattimento, conservata nell’Archivio di Stoccarda, riporta: “le linee nemiche dovevano essere prese con un attacco in piena regola. Questa idea aveva trovato d’accordo anche il Comandante del 3° Jager col von Rango, incontratosi col Comandante del 125° sulla strada di Cividale…”.
Vedi anche: La Grande Guerra: il Tenente Rommel alle porte di Cividale.
Dalle 13:00 alle 14:00 von Bellow diede l’ordine di avanzare in direzione di Cividale: tuttavia sul Purgessimo si continuò a combattere e solo verso sera l’intero monte fu sgombrato dagli Italiani.