Giacomo Bartolomeo Tomadini – o Jacopo Tomadini, come preferiva firmarsi – è uno dei personaggi più rilevanti della cultura friulana; senz’altro il più grande musicista friulano del XIX secolo.
Nasce a Cividale il 24 agosto 1820, figlio di un povero falegname, che era tra l’altro anche sagrestano della chiesa di San Giovanni in Xenodochio (vicinissimo all’abitazione dove nacque Jacopo). I primi studi elementari li compie nelle scuole del comune, ma invece di seguire le orme del padre, viene notato per l’intelligenza e la riservatezza da don Gabriele De Luca. Grazie a lui, dal maestro Luigi Candotti il giovane Tomadini riceve una veloce istruzione letteraria per un anno, in seguito alla quale viene ammesso, nel 1838, alla classe di retorica nel seminario di Udine: per pagarsi gli studi offre lezioni private e partecipa ad esecuzioni musicali. Qua imparerà a suonare il violoncello e il contrappunto, oltre ad approfondire la conoscenza dell’arpa e dell’organo.
Il maestro, Candotti, era un uomo vivacissimo, dai mille interessi, ma tanto spaziava quanto poco approfondiva: la sua era una cultura vasta ma superficiale. Il suo merito però rimane quello di aver indirizzato alla musica il giovane Jacopo, e di essere stato in grado di riconoscere la superiorità dell’alunno. I due stabiliscono una relazione di tale affetto e confidenza da intrattenere tutta la vita una fitta corrispondenza di lettere, grazie alla quale si conoscono molti dettagli della vita di Tomadini.
Candotti e Tomadini vivono inseparabili a Cividale: Candotti maestro di cappella e Tomadini organista. Rifiutano entrambi qualsiasi offerta di occupare cattedre importanti o dirigere grandi cori, non solo in Italia ma anche all’estero: Tomadini, ad esempio, viene invitato a San Marco, al duomo di Milano e addirittura alla cattedrale di Notre Dame come organista. Candotti si trovava bene nella piccola città, dove peraltro era catechista delle scuole elementari maggiori maschili, e Tomadini – catechista anche lui, ma della sezione femminile – preferiva rimanere vicino al suo maestro, in segno di gratitudine e riconoscenza.
L’ambiente della musica sacra in cui nasce Tomadini è quello di una sregolatezza generale, dove la cosa più importante è piacere al pubblico, proponendo opere leggere, popolarmente godibili, ma quindi profane e plateali; nel Friuli probabilmente non furono mai inscenate le opere di Rossini, Bellini o Donizetti, ma in compenso il duomo di Udine era famoso per la teatralità dei riti che vi si svolgevano.
Il giovane musicista friulano, dunque, si pone l’obiettivo di rivoluzionare il mondo della musica sacra, ovvero di riportarlo alla serietà e semplicità delle melodie gregoriane (considerate il modello più alto dal quale si potesse trarre esempio). Prima di teorizzare, però, si impegna lui stesso a comporre brani, partecipando a concorsi sia italiani che esteri, dove otterrà sempre grande successo – cosa che gli permette di guadagnarsi il prestigio necessario perché il suo canone venga ascoltato e seguito.
Esordisce come compositore nel carnevale del 1839; ma secondo la testimonianza di Candotti, è nel 1847 che inizia a tentare la rivoluzione musicale. Dal suo punto di vista, infatti, bisognava eliminare – o almeno ridurre il più possibile – i ghirigori su una nota, i salti e i giochi cromatici, le note di appoggio; accettava invece le dissonanze naturali e, in un coro, qualche assolo o duetto.
La sua attività dura 25 anni, e ha inizio (grazie al sostegno e all’insistenza di Candotti) proprio con i concorsi: vince il primo premio in un concorso a Nancy nel 1852, il secondo premio nel 1854, un altro nel 1857; ottiene il secondo posto a Parigi nel 1863, e il primo in un concorso del 1864 organizzato a Firenze dal duca di San Clemente, Simone Velluti Zati. Per il figlio di costui, Donato Velluti Zati, l’anno successivo Tomadini compone la Messa ducale.
Alcune delle cariche che ricopre durante la sua vita, oltre ad essere assunto come scrivano del Capitolo di Cividale del Friuli da giovanissimo, sono ad esempio quella di conservatore del Museo Archeologico di Cividale o di custode dell’Archivio Capitolare; assume la direzione spirituale del Monastero delle Orsoline (ossia, ne diventa il confessore), si reca spesso a Udine per insegnare nell’istituto filarmonico udinese, il futuro Conservatorio Jacopo Tomadini.
In tutta la carriera compone oltre seicento opere, che verranno acquistate dal comune di Cividale del Friuli nel 1920, in occasione del centenario della nascita del musicista. Fonda nel 1877 – anno della morte del maestro Candotti – un periodico, chiamato “Musica Sacra”, insieme a Guerrino Amelli.
Si dice che abbia continuato a scrivere musica fino a poche ore prima della morte, avvenuta a Cividale il 21 gennaio 1883.