Storia di Gemona del Friuli

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Storia di Gemona del Friuli

La prima citazione storica di “Glemona” appare nella Historia Langobandorum di Paolo Diacono. Siamo nel XIII secolo e il Diacono la nomina come Castello Longobardo assieme a Cormons, Nimis, Osoppo, Artegna, Ragogna e Invillino.

Il nome ufficiale italiano è Gemona del Friuli ma solo partire dal 1935, quando un Regio Decreto aggiunge “del Friuli”. Una specificazione non necessaria perchè in Italia non esiste un’altra Gemona.

Il Pirona, nel suo Vocabolario Friulano, fa risalire il toponimo Gemona dal latino Claudia Emona. Dagli studiosi è stato notato come il nome “Glemona” sia simile a quello del vicino Monte Glemine. Inoltre si pensa che il nome Gemona faccia riferimento ad un cocuzzolo rotondeggiante su cui in epoca tardo antica è sorta la rocca.

L’importante cittadina di Gemona, ubicata sulla strada che portava in Germania  e non lontana dai luoghi della parlata slava (Val Resta e Vallate del Torre) era nota sia alle genti germaniche che a quelle slave.

È certa l’esistenza di questa strada fin all’epoca pre-romana.

Nel ‘500 a.C., circa, i Celtici si stabiliscono presso l’attuale borgo di Godo, seguiti nel terzo secolo a.C. da gruppi di Gallo-Carnici.

Successivamente, nel I secolo a.C. i Romani s’insediano nel territorio di Godo (Ad Silanos) e di Ospedaletto, sull’antica via Julia Augusta.

Nel 166 d.C., per difendersi dalle incursioni dei Quadi e Marcomanni, gli abitanti di Godo si spostano tra il Monte Glemine ed il cocuzzolo del Castello, già Castrum all’epoca romana.

Dopo le invasioni dei Visigoti di Alarico (401 d.C.), degli Unni di Attila (452 d.C.), degli Ostrogotti di Teodorico e del possesso Bizzantino (553-568), arrivano i Longobardi (568-776).

Sotto la dominazione longobarda viene consolidato il Castello di Gemona, come mastio fortificato, che si trasforma in Arimannia, sede permanente di soldati per la difesa del luogo strategico.

Lo sviluppo di Gemona continua con i Carolingi e con gli Ottoni che annettono il Friuli al Ducato di Carinzia.

Nel 1077 la Contea del Friuli viene donata al Patriarca Sigeardo dando inizio al Patriarcato che resterà in vita fino all’arrivo dei Veneziani. Gemona, già nel XII secolo, ha un suo statuto con un Capitano, mandatario del Patriarca di Aquileia, dotato di potere esecutivo, ed ha un consiglio che viene eletto.

Verso la metà del 1200 Gemona gode del privilegio di riscuotere le tasse sulle merci in transito da Venezia, o dirette a Venezia, con l’obbligo di sosta e di cambio dei carriaggi.

Il periodo di massimo splendore è il ‘300, secolo in cui viene completato il Duomo di Gemona, ubicato sotto il Monte Glemine e ora protetto da un muraglione che ne tiene lontane le frane.

Dal 1341 al 1369 viene eretto il campanile del duomo, distrutto dal terremoto del 1976 e oggi ricostruito pietra su pietra.

La Communitas Gemonese nel 1354 ospita l’imperatore Carlo IV in viaggio verso Roma per ricevere dal Papa la corona del Sacro Romano impero. Carlo dorme nel Castello di Gemona e, sempre nel Castello, nel 1364, viene ospitato Rodolfo, IV Duca d’Austria. La magnifica Communitas Terrae Glemonae occuperà nel Parlamento della Patria il terzo posto a conferma della sua importanza.

La decadenza inizia con il dominio della Serenissima che va dal 1420 al 1797 anche perché i grandi traffici iniziano a spostarsi su altre vie e la concorrenza di Tolmezzo, come centro commerciale, si fa sentire.

Il ‘400 è caratterizzato da alluvioni, pestilenze, l’incendio della città di Gemona e la minaccia dei Turchi (1472-1499).

Nel ‘500 c’è il catastrofico terremoto (1511) e la peste. Gli edifici vengono ricostruiti e alle case medioevali si sostituiscono palazzi rinascimentali e successivamente barocchi, grazie ai capitali impiegati dalle famiglie nobili e ricche. È il caso di palazzo Elti. Nel 1797 c’è il periodo napoleonico seguito dall’annessione di Gemona e di tutto il territorio Friulano al Lombardo-Veneto e poi al Regno d’Italia (1866).

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