Il Comune di Cividale nel XII secolo

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Origini del Comune di Cividale

Sulle origini del Comune di Cividale non si hanno notizie certe.

Dal 1015 è documentato che i cittadini costituivano un “Corpo”. A capo della città di Cividale stava un funzionario patriarcale che portava, secondo l’uso franco, il titolo di Visconte, più tardi fu chiamato Gastaldo secondo l’appellativo longobardo.

Cividale dipendeva direttamente dal Patriarca ma non diventò mai feudo patriarcale.

Sulla guida del Marioni e Mutinelli viene riportata la notizia dell’esistenza di una prima Casa della Comunità, sita in un luogo incerto, ancora ai tempi del patriarca Pellegrino I (1130-1161).

Questi fu il primo a riconoscere certi diritti civili ai cittadini di Cividale, allora ancora chiamata con la denominazione carolingia “Civitas Austriae”, che significava città orientale. Questo appellativo darà luogo al toponimo di “Cividale”, mentre l’antico nome “Forum Julii”, si trasformerà in “Friuli” ed indicherà l’area corrispondente a tutta la regione.

Di una Casa Comunale munita di poggiolo (arengo) e di una sala interna per i raduni del Consiglio, si trova cenno in documenti del 1236. Essa sorgeva tra l’attuale Via Patriarcato e Piazza Paolo Diacono, sulla quale si apriva l’ingresso e sporgeva l’Arengo.

Dell’uso di questa antica Casa Comunale si fa menzione ancora in documenti del XV secolo. Ma già nel 1286 negli atti ufficiali si parla di una “Domus comuni nova” con due “logge” ed una “stufa”. Con stufa s’intendeva una stanza riscaldata per i raduni consiliari.

La “Domus nova” comprendeva anche una sala pubblica e d un locale per il deposito delle armi, e si trovava vicina all’odierno Duomo. Questa “Domus” sorgeva certamente sul luogo dell’attuale palazzo Comunale.

Ai primi del 1400 l’edificio subì un profondo rimaneggiamento che lo adeguò alle nuove necessità, pur senza abbatterlo. Così durò fin al 1492, ma dopo subì trasformazioni che lo resero inagibile per circa 50 anni a causa dei tentennamenti dei preposti i quali non si decidevano a mettervi mano. Nel frattempo i raduni del Consgilio e del popolo (il così detto Rengo) si facevano in San Francesco.

Nel 1545 si iniziò la terza ricostruzione che, usando in parte ciò che si poteva riadattare dall’edificio precedente, realizzò tutto il piano superiore. Per utilizzarlo al meglio e velocemente lo fornì di una scala esterna, costituita da due rampe e un pianerottolo. Essa veniva usata anche come tribuna oratoria.

L’ingresso del palazzo, in alto alla scala, avveniva grazie a una bella porta sul cui architrave erano incisi alcuni versi di Virgilio, tratti dalla IV Ecloga “concordes stabili fatorum numine”. Tale architrave ora è conservata nel museo Archeologico di Cividale del Friuli.

I lavori di ricostruzione terminarono solo nel 1588. Nei secoli seguenti si decise di chiudere la loggia ad Ovest per aggregare lo spazio al “casino dei nobili”, che corrisponde all’attuale adiacente Caffè San Marco.

Nel 1934 si ebbe  ancora un radicale restauro che diede al palazzo l’aspetto attuale.

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