Il terremoto in Friuli e dopo 44 anni la pandemia da Coronavirus (Covid-19)

Terremoto 1976 e piazza covid-19 vuota

C’è una generazione di friulani che ha vissuto le due guerre e c’è una generazione che ha provato il terremoto ed ora il rischio di contagio da Covid-19.

Quando la terra trema un senso di insicurezza senza scampo prende la gola. La terra madre  non dovrebbe tradire. Il senso del tempo è dilatato e un minuto sembra un’eternità: scappare via, fuori dalle case, lasciare in fretta tutto ciò che si ha, di corsa per timore dei crolli. Poi tante bare, tante persone care rimaste sotto le macerie, la storia del Friuli sepolta sotto i calcinaci ed i dipinti, gli altari, le antiche dimore …

I friulani hanno ricostruito tutto ed in fretta ma tutta l’Italia li ha aiutati, anzi tutto il mondo visto che non ci sono angoli di terra senza qualche friulano.

Ora il pericolo è diverso. Non è la terra madre a doversi calmare. È stato seminato un contagio che penetra dappertutto. Il seme è maschile, ma questo non ha una funzione fecondatrice, semmai profondamente distruttiva. Il pericolo è fuori. Bisogna scappare dall’esterno per rientrare in casa. Stare fermi nelle proprie abitazioni. Aspettare che passi, che il numero di contagiati si riduca.

Come durante il terremoto anche in questo tempo nefasto, che sembra senza fine, ci sono troppe bare, troppe perdite, troppa paura e troppa incertezza per il futuro.

Padre Maria Turoldo, un religioso di grande cultura, ha dedicato parole bellissime al suo Friuli terremotato.

“… questa terra così amata, soprattutto quei due metri di terra sotto le cui zolle verdi ritorneremo a riposare per sempre, come le rondino ritornano al loro nido appena passati i rigori dell’inverno, ora anche questo ci sarà negato? Perchè pure i cimiteri sono scoppiati per i troppi morti, e lo stesso cuore del Friuli pare un solo cimitero di rovine; e la terra è ferita  a morte, spaccata da una fessura fonda e nera come se l’inferno avesse cercato una via d’uscita proprio tra queste bellissime colline: in quella maledetta notte di luna del 6 Maggio! E tutto nello spazio di 55 secondi …”

Padre Turoldo si domandava se saremmo riusciti a ricomporre quell’armonia tra uomo, casa e paesaggio e concludeva “no, da soli non ce la faremo, questa volta. Abbiamo bisogno di tutto il paese, del paese più grande. Ma se riuscissimo a stabilire, attraverso nuovi rapporti politici, un’armoniosa collaborazione, non potrebbe essere questo un segno nuovo anche per l’Italia? E la ricostruzione, almeno morale, dell’Italia non potrebbe ricominciare proprio dal Friuli? Se fosse così noi, friulani, saremmo disposti perfino a dire provvidenziale terremoto! e sarebbe un dire tutto ”

Oggi di fronte alla pandemia che sta colpendo non solo il nostro amato Friuli ma tutta l’Italia, tutta l’Europa, tutto il mondo, cosa dovremmo pensare? Che abbiamo bisogno ancor più di un’armoniosa collaborazione di tutte le forze politiche, che abbiamo bisogno di una risposta europea di solidarietà, che dovremmo ricostruire un tessuto socio-economico già liso, che auspicheremmo un nuovo clima europeo in cui il cuore dovrebbe contare altrettanto quanto il portafoglio sia per i paesi del Nord che per quelli del Sud Europa.

Padre Maria Turoldo fin dal 1976 scriveva ” … e dunque anche per i bambini e per noi e per il mondo, non possiamo non andare avanti … “.

Certo questo vale anche per il momento attuale. Stiamo aspettando che la pandemia da Covid-19 entri in una fase calante. I Friulani non si sono mai tirati indietro e si sono sempre rimboccati le maniche.

Lo faremo anche ora.

Per informazioni sul Covid-19 si consulti questo sito: www.salute.gov.it

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