L’impianto urbanistico di Palmanova, fra Rinascimento e religione

impianto urbanistico
Impianto urbanistico di Palmanova

Il progetto di Palmanova risale al 1593 e viene attribuito a Giulio Savorgan, nobile di origine friulana e Soprintendente alle Fortezze di Venezia, esperto nella pianificazione di strutture militari. Il generale aveva infatti diretto i lavori di costruzioni difensive in città come Peschiera, Bergamo, Verona e Udine. Purtroppo Savorgnan non ebbe la possibilità di vedere terminata la fortezza di Palmanova a causa della sua morte nel 1595: il testimone passò al nuovo Soprintendente Bonajute Lorini, che mantenne per coerenza lo stesso personale tecnico e portò a compimento l’opera.

La costruzione di Palmanova non è riconducibile quindi alla sola mente del Savorgnan ma rispecchia piuttosto un’idea di progettazione frutto del pensiero e della cultura della fine del Cinquecento. Infatti, la struttura a pianta geometrica rettangolare risponde all’esigenza di un controllo capillare della città, ma guarda anche alla tradizione architettonica etrusca e greca ripresa nel corso del 1500 dagli umanisti. Proprio Vincenzo Scamozzi e Bonajute Lorini, entrambi presenti nel cantiere di Palmanova, curarono una delle quattro edizioni del trattato di Vitruvio Pollione, risalente al I secolo d.C., dove veniva ipotizzata una città perfetta di otto lati e strade perpendicolari orientate secondo la rosa dei venti.

La filosofia rinascimentale si era inoltre interrogata sulla possibile struttura della città ideale di matrice platonica, non solo da un punto di vista politico ma anche architettonico e urbanistico, influenzando di conseguenza anche progetti come quello di Palmanova.

Le nuove tecnologie nell’arte militare, segnate dall’introduzione delle armi da fuoco, avevano dato proprio in quel periodo un nuovo assetto ai sistemi di difesa urbani: non erano più necessarie solamente mura solide atte alla difesa, ma anche terrapieni che affossassero in terra i proiettili al fine di neutralizzare l’artiglieria.

Elemento di una certa rilevanza era sicuramente il clima religioso instauratosi dopo il Concilio di Trento: la simbologia cattolica ritornava dopo tanti anni nell’architettura. A Palmanova l’elemento religioso è tutt’ora ben visibile nella ricorrenza del numero tre e dei suoi multipli, si pensi alla pianta ennagonale che risulta dall’incontro di tre triangoli, simbolo della Trinità. Inoltre, il primo provveditore generale di Palmanova Marc’Antornio Barbaro apparteneva a una famiglia ferventemente cattolica ed influente nella Venezia dell’epoca; egli forse aveva consigliato il suo amico Savorgnan circa il progetto della fortezza.

Sulla pianta ad ennagono si distribuiscono delle strade radiali che convogliano nel centro della città, sede del comando delle operazioni: di queste strade tre partono dalle cortine e tre dai baluardi, mentre le altre dodici si fermano al primo anello al fine di non interrompere il ritmo della piazza centrale, su cui si affacciano diversi palazzi delle autorità civili e militari. La seconda e terza corona sono pensate invece per conventi, botteghe, osterie e abitazioni, mentre nell’ultima corona le caserme ospitavano i mercenari ingaggiati da Venezia in tutta Europa.

Distribuita su circa 70 ettari di terreno, di cui 244 sono occupati dalle fortificazioni, il sistema difensivo di Palmanova si compone quindi di tre cerchie di mura, costruite nel corso del tempo a partire dalla fondazione della città sino all’abbandono del Friuli nel 1800 da parte delle truppe francesi.

I lavori della prima cerchia di mura iniziarono nel 1593 e vennero ultimati nel 1623: durante questi anni furono definiti il centro della fortezza e le punte dei bastioni e realizzati passaggi sotterranei per un totale di circa 5 chilometri.

La costruzione della seconda cerchia venne intrapresa nel 1658 come risposta all’avanzamento tecnologico dell’artiglieria nel corso dei decenni. Furono innalzati nove rivellini oltre il fossato progettati dal conte Filippo Tommaso Bessetti Verneda allo scopo di proteggere le porte di ingresso di Palmanova.

La terza cerchia di Palmanova, la più esterna, venne realizzata fra il 1806 e il 1813 da Napoleone, il quale si servì dell’ingegneria militare francese per aggiungere alla fortezza i terrapieni incamiciati. Il disegno firmato dal capitano Laurent presentava delle lunette diverse dalle cerchie precedenti per via delle nuove tattiche di attacco e difesa introdotte dall’imperatore. Tre grandi caserme con spessi muri in pietra vennero collocate a ridosso delle mura, mentre a destra delle porte furono costruite tre possenti polveriere: quella ai piedi del bastione Foscarini è oggi uno spazio dedicato all’allestimento di mostre.

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