L’Orto Lapidario di Trieste: quando sono le pietre a raccontare la storia

Orto Lapidario
l'Orto Lapidario di Trieste

L’Orto Lapidario di Trieste è annesso al Museo d’Antichità J. J. Winckelmann, di cui conserva le collezioni lapidarie. Le due istituzioni sono infatti profondamente legate, dal momento che le primitive raccolte di antichità triestine erano per lo più costituite da iscrizioni e sculture di epoca romana. Con il passare del tempo, le collezioni si sono ampliate sino ad ospitare anche reperti di epoca medievale e moderna, permettendo in questo modo di ripercorrere, attraverso iscrizioni, sculture e rilievi, diversi momenti della storia cittadina, e dei territori limitrofi.

La storia dell’Orto Lapidario di Trieste

La storia dell’Orto Lapidario di Trieste inizia nel 1833 con l’inaugurazione del monumento dedicato alla memoria di Johann Joachim Winckelmann, famoso studioso e antiquario tedesco che fu assassinato a Trieste nel 1768. Un importante ruolo promotore per la realizzazione di quest’opera fu svolto da Domenico Rossetti, illustre studioso di storia patria. Fine dichiarato dell’Orto Lapidario era quello di raccogliere in un unico luogo le testimonianze del passato locale, in particolare epigrafi e sculture di epoca romana, medievale e moderna.

L’interesse per le iscrizioni del passato e le raccolte lapidarie cittadine, però, non erano una novità nell’Ottocento: l’Orto Lapidario può dunque essere visto come il punto di arrivo di un percorso iniziato ben prima. Lo studio erudito delle le iscrizioni antiche di Trieste risale, infatti, agli inizi del Cinquecento, quando venne compilato il Codex Monticulanus ad opera di Domenico Montecchi, che costituisce la prima silloge delle epigrafi tergestine. Allo stesso contesto culturale appartiene la decisione del Consiglio dei Patrizi Triestini, nel 1688, di far confluire in piazza San Pietro – odierna piazza dell’Unità d’Italia – alcune pietre scolpite e iscritte con il fine di rievocare il passato cittadino, e di incoraggiare lo studio e la conservazione delle memorie del passato. Questo primo nucleo di raccolta lapidaria comprendeva solo una testa femminile e tre iscrizioni, tra le quali una delle più importanti epigrafi romane di Trieste: la base onoraria della statua equestre del senatore Lucio Fabio Severo. Alla fine del Settecento si aggiunsero alla collezione i reperti raccolti dall’accademia locale degli Arcadi Sonziaci, comprendente sculture in marmo, erme, steli funerarie e rilievi votivi.

Il primo progetto per un museo di antichità venne proposto dall’architetto Pietro Nobile nel 1813, ma non andò in porto e si dovette attendere, come detto, il 1833 con l’inaugurazione del monumento a Winckelmann, che nelle idee del procuratore Rossetti doveva fungere da fulcro di un futuro Museo Lapidario.

Tra il 1841 e il 1843 lo studioso Pietro Kandler e l’ingegnere Giuseppe Sforzi furono incaricati dal comune di Trieste di svolgere una ricognizione del territorio al fine di raccogliere materiale per il museo, e di cercare documentazione storica per ricostruire la pianta archeologica della città. In occasione del settantacinquesimo anniversario della morte di Winckelmann, l’8 giugno 1843 venne ufficialmente aperto al pubblico l’Orto Lapidario, che si era nel frattempo sempre più arricchito grazie a scavi archeologici cittadini, in particolare nel campanile di San Giusto. Erano esposti soprattutto reperti classici – iscrizioni, teste-ritratto, sarcofagi, capitelli, bassorilievi – e un piccolo corpus di iscrizioni e monumenti di epoche più recenti.

Il primo statuto del Museo di Antichità fu approvato il 9 luglio 1873, e come primo direttore venne nominato Carlo Kunz. Sotto la sua guida furono svolti importanti lavori nell’Orto Lapidario, consistenti nella sistemazione del materiale epigrafico aquileiese acquistato dal Comune di Trieste nel 1870 (collezione di Vincenzo Zandonati), e nell’erezione di un tempietto-gliptoteca in stile neoclassico, che venne a ospitare i pezzi più preziosi della collezione.

Tra il 1898 e il 1901 si svolse un nuovo periodo di lavori sotto la direzione di Alberto Puschi, con il quale si giunse alla definitiva sistemazione delle lapidi triestine e istriane a seguito di quelle aquileiesi e nel ripiano davanti al tempietto. Dentro a quest’ultimo, liberato dal materiale scultoreo che venne trasportato nel Gabinetto di Antichità, trovarono invece posto i monumenti più insigni.

Al 1934 datano nuovi radicali lavori di risistemazione dell’Orto lapidario: il materiale medievale e moderno – vere da pozzo, stemmi, iscrizioni – fu spostato sotto il muro del Lapidario, mentre il cenotafio di Winckelmann fu posto all’interno del tempietto neoclassico. Il monumento di L. Fabio Severo e gli altri reperti che si trovavano nel tempietto furono invece collocati all’aperto, insieme alle altre antiche iscrizioni della storia locale.

Negli anni Novanta, infine, si è realizzato un ultimo importante progetto attinente all’Orto Lapidario, che ha portato a un ripensamento della disposizione degli oggetti e a interventi che favorissero la comprensione dei reperti e la loro tutela. Per questo motivo sono stati realizzati dei supporti informativo-didattici e un impianto illuminotecnico idoneo, oltre a un progetto scientifico espositivo che mettesse in luce l’importanza storica dei pezzi esposti. 130 reperti tra lapidi e statue sono stati spostati nel Lapidario Tergestino per motivi di conservazione, mentre i quelli rimasti in loco sono stati collocati in moderni espositori protetti. In tale occasione è stato inoltre riallestito il tempietto-gliptoteca, ridando respiro al monumento a Winckelmann, a cui si affiancano le sculture dell’antica collezione settecentesca dell’accademia degli Arcadi Sonziaci. L’Orto Lapidario ha riaperto al pubblico dopo i lavori l’8 giugno 2000.

Le raccolte dell’Orto Lapidario di Trieste

La collezione conservata presso l’Orto Lapidario di Trieste può essere divisa in due grandi gruppi: il primo è costituito dalle collezioni di antichità classica, ubicate nell’Orto Lapidario propriamente detto, il secondo dai materiali medievali e moderni, conservati nel Giardino del Capitano.

raccolte dell’Orto Lapidario
Alcune raccolte dell’Orto Lapidario

Per le opere classiche, i materiali sono suddivisi in base alla provenienza dei materiali – aquileiese, tergestina, istriana -, cui si aggiunge la statuaria della collezione degli Arcadi Sonziaci conservata nel tempietto-gliptoteca.

materiale epigrafico
Il materiale epigrafico

La maggior parte del materiale epigrafico è murato nel muro di cinta, scandito in archi ciechi dal fondo rosso. Negli espositori sono collocati diversi tipi di reperti attinenti al mondo romano: are votive con iscrizioni dedicatorie, frammenti di monumenti funerari, rilievi figurati, sculture, urne cinerarie, pesi in pietra, sarcofagi, steli. Dall’Orto Lapidario è inoltre possibile accedere, attraverso un cunicolo, a quanto rimane del propileo ritrovato nell’Ottocento sotto il campanile di San Giusto, opera del I secolo d.C.

Il Giardino del Capitano è un’area sul colle di San Giusto delimitata dall’edificio del Museo di Antichità J. J. Winckelmann a ovest, dal muraglione che sostiene l’Orto Lapidario a nord, e sui rimanenti lati da mura turrite databili tra l’ultimo quarto del XV secolo e la prima metà del XVI. Anticamente di pertinenza del Capitano Cesareo, che reggeva la città in nome dell’Imperatore d’Austria, ora quest’area conserva lapidi, sculture ed iscrizioni di epoca medievale e moderna con importanza storica e artistica per la città e comprese in un arco cronologico che va dal Trecento ad oggi.

Il materiale è collocato sotto una tettoia che lo protegge dagli agenti atmosferici, ed è organizzato per nuclei di provenienza e categorie. Vi si possono vedere iscrizioni di varia tipologia – ad esempio relative alle mura cittadine, lapidi commemorative delle visite imperiali in città, materiali scultorei ed epigrafici di edifici religiosi demoliti, lapidi sepolcrali cattoliche ed ebraiche provenienti dal cimitero, una stele islamica iscritta in caratteri cufici – capitelli trecenteschi, stemmi civici e di famiglie nobili, e “panduri”, mascheroni antropomorfi usati per decorare le chiavi d’arco dei portoni delle case triestine. È inoltre presente una serie di vere da pozzo databili dal Trecento al Cinquecento.

Il Tempietto neoclassico e il Cenotafio a Winckelmann

La realizzazione di un monumento alla memoria di Winckelmann fu commissionata da Rossetti già nel 1808, che affidò l’incarico allo scultore neoclassico Antonio Bosa. L’opera, il cui progetto fu visionato e approvato anche da Antonio Canova, fu completata nel 1822 ma venne montata nell’Orto Lapidario solo dieci anni dopo, e inaugurata il primo marzo del 1833. L’iniziale progetto di Rossetti prevedeva la realizzazione di un tempietto sepolcrale che ospitasse anche monumenti di altri illustri triestini, ma successivamente, anche per ragioni economiche, tale piano dovette essere ridimensionato e il cenotafio fu dunque collocato in una grande nicchia con soffitto a cassettoni nell’area del Cimitero inferiore, allora dismesso.

genio alato
genio alato

Il monumento raffigura un genio alato seduto su un sarcofago, accompagnato da una fiaccola rovesciata – consueta simbologia funeraria – e da un medaglione con il ritratto del defunto. Sul sarcofago si trova un’iscrizione commemorativa, mentre sul basamento è rappresentato a bassorilievo un uomo togato – lo stesso Winckelmann – che addita dei reperti antichi a delle figure allegoriche, rappresentanti le Arti e le discipline umanistiche di Storia, Critica, Filosofia e Archeologia.

tempietto
Il tempietto – Orto lapidario

Il tempietto desiderato dal Rossetti venne infine realizzato nel 1873 nelle forme di un piccolo edificio tetrastilo di ordine corinzio, ma solo nel 1934 vi fu spostato il cenotafio di Winckelmann.

Oggi il tempietto-gliptoteca custodisce, insieme al cenotafio, una parte della collezione lapidaria dell’accademia degli Arcadi Sonziaci: si tratta in particolare di teste, erme, stele funerarie e rilievi votivi dalle eleganti forme classiche, databili dal V secolo a.C. all’epoca imperiale romana.

INFORMAZIONI UTILI

Orto Lapidario di Trieste
Piazza della Cattedrale 1, Trieste
Telefono +39 040 310500
www.museostoriaeartetrieste.it

ORARI DI APERTURA

da domenica 25 marzo a domenica 14 ottobre 2018
da martedì a sabato: 10:00-13:00 / 16:00-19:00
domenica: 10:00-19:00
lunedì: chiuso

Entrata libera

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