Il Civico museo d’Arte Orientale di Trieste: il fascino dell’Asia e il collezionismo

museo di arte orientale
Il museo d'Arte Orientale della città di Trieste

Il Civico museo d’Arte Orientale di Trieste ha sede a pochi passi da piazza dell’Unità d’Italia, all’interno dello storico Palazzetto Leo. Aperto nel 2001, questo è stato il primo museo del Friuli Venezia Giulia dedicato specificatamente ai manufatti provenienti dall’Oriente, e conserva opere d’arte, memorie di viaggio, armi, strumenti musicali, reperti etno-antropologici provenienti da tutta l’area asiatica, in particolar modo dalla Cina e dal Giappone.

La storia del Civico Museo d’Arte Orientale e della sua sede

Il Civico museo d’Arte Orientale nacque come risposta pratica alla necessità di trovare una collocazione idonea ai numerosi oggetti di provenienza asiatica che negli anni erano confluiti nelle collezioni dei Civici Musei di Storia e Arte di Trieste, sino a quel momento conservati in massima parte in depositi o sparsi in ambienti diversi.

Si progettò dunque di istituire un nuovo museo appositamente dedicato, che permettesse non solo di riunire in un’unica sede i manufatti, ma anche una loro esposizione organizzata secondo moderni criteri museografici, e a cui potesse accedere l’intera cittadinanza. Il Museo fu inaugurato l’8 marzo 2001, e ne è stato rinnovato l’allestimento nel 2013.

L’istituzione si trova all’interno di palazzetto Leo, fatto costruire nel 1778 per la famiglia Leo che, giunta da Roma nel capoluogo giuliano già a metà del XII secolo, è ricordata nel novero delle tredici “casade” aristocratiche di Trieste. L’edificio costituisce un raro esemplare di palazzo patrizio triestino del XVIII secolo, il cui progetto è stato attribuito, sulla base dell’analisi tipologica e dei caratteri architettonici, all’architetto udinese Giovanni Fusconi.

Il palazzo, originariamente unifamiliare, venne già parzialmente venduto e frazionato nel 1781, mentre nel Novecento l’intero patrimonio passò alla contessa Margherita Nugent Laval. Quest’ultima, nel 1951, formulò l’atto di donazione al comune di Trieste dell’intero edificio e di due costruzioni contigue – la chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco e l’adiacente canonica -, che divennero a tutti gli effetti proprietà comunale alla morte della contessa nel 1954. Tra il 1986 e il 2000 sono stati svolti i lavori di restauro dell’edificio col fine di destinarlo a sede museale, come richiesto dalla donatrice.

La passione per l’Oriente tra Otto e Novecento e le collezioni museali

La raccolta del Civico museo d’Arte Orientale di Trieste si è formata gradualmente, attraverso numerosi doni e legati ai Civici Musei di Storia e Arte fin dalla seconda metà dell’Ottocento. La motivazione del costituirsi, proprio a Trieste, di tale insieme di oggetti provenienti dall’Asia è da riconoscersi nella vocazione marittima della città, nell’importante ruolo portuale che ricoprì tra il XVIII e l’intero XIX secolo, all’interno del dominio austriaco. La vitalità del porto favorì gli scambi commerciali e, contestualmente, la nascita di relazioni e interessi economici, politici, ma anche culturali, che permisero un gran flusso di oggetti d’arte e d’artigianato dell’Asia Orientale verso Europa e Stati Uniti.

Dalla tipologia di oggetti che pervenne ai Musei nella prima fase di acquisizioni, ossia nella seconda metà dell’Ottocento, si può desumere che le collezioni erano solitamente eterogenee, poco sistematiche, dettate da un sentimento di curiosità nei confronti del mondo orientale. Nelle scelte delle opere, poi, si possono evidenziare due principali tendenze: da una parte vi sono manufatti decorativi corrispondenti a una moda esotica legata all’arredo, dall’altra delle testimonianze di una curiosità antropologica e geografica, di volta in volta ricordi di viaggio o espressioni di un’attenzione di carattere scientista e didattica per i paesi lontani – soprattutto Cina e Giappone. Appartenenti alla prima tipologia sono i nuclei provenienti in dono dalle principali famiglie notabili della città – Caccia, Currò, Morpurgo, Barzilai, Artelli per citarne alcune – mentre della seconda di particolare rilevanza è il dono di Carlo de Marchesetti, allora direttore del Museo di Storia Naturale, il cui nucleo comprende strumenti musicali, suppellettili, oggetti d’uso, strumenti e accessori rituali.

Negli ultimi due decenni dell’Ottocento si assistette, in conseguenza della dilagante passione per il Giappone, alla comparsa di doni e acquisti per il museo più settoriali e mirati: ne sono esempio la collezione Barzilai con il suo nucleo di netsuke e okimono, e le armi nipponiche acquistate da Carlo Battistella. Quantitativamente ricca e concettualmente ottocentesca nella sua eterogeneità, anche se pervenuta ai musei nel 1900, è la raccolta di Carlo Zanella, comprendente porcellane, bronzi, avori di pregio ma anche curiosità etnografiche ed utensili contemporanei in materiali poveri.

A cavallo tra l’Otto e il Novecento, inoltre, un altro apporto alla conoscenza dell’arte orientale giunse dalle collezioni di artisti, che s’ispiravano in particolar modo al Giappone e alle stampe dell’Ukiyo-e. Le prime acquisizioni museali di stampe policrome giapponesi, infatti, derivano nel 1927 dal pittore locale Argio Orell (1884-1942), e in tempi più recenti, nel 1980, le collezioni si sono arricchite con l’acquisto di silografie appartenute al pittore dell’avanguardia svedese Karl Fredrik Nordström (1855-1923).

Nel primo dopoguerra, l’iniziativa delle raccolte d’arte orientale passa nuovamente dagli artisti ai collezionisti, ed in particolare l’interesse per questo genere d’arte e oggettistica si radica nella Comunità dei Collezionisti d’Arte fondata a Trieste nel 1927, di cui fu presidente negli anni Trenta Mario Morpurgo de Nilma. Il legato di quest’ultimo al comune di Trieste fornisce, non a caso, il nucleo fondamentale di silografie a colori e surimono oggi conservate nel Civico museo d’Arte Orientale, offrendo un compendio della produzione delle stampe policrome giapponesi tra il 1760 e il 1860.

Negli anni successivi, sino ad oggi, il patrimonio ha continuato a crescere, arricchendo e completando il materiale esposto.

Il percorso espositivo

Il percorso espositivo del Civico museo d’Arte Orientale di Trieste si sviluppa su quattro livelli.

Al piano terra, dopo il corridoio d’ingresso nel quale è presente una vetrina dedicata alla memoria di Margherita Nugent Laval, è collocata una sezione introduttiva di carattere storico e documentario. Questa è finalizzata a chiarire i rapporti tra Trieste e l’Oriente (sale I.1 e I.2), iniziati nel Settecento e sviluppatisi durante il secolo successivo, quando le navi della società di navigazione del Lloyd austriaco raggiunsero l’India, la Cina e il Giappone. L’allestimento proposto nelle prime due sale s’ispira al Gabinetto Cinese Wünsch, esercizio commerciale aperto agli inizi degli anni Quaranta del dell’Ottocento da Adolf Wünsch in centro a Trieste, il quale divenne un’attrazione locale conosciuta in tutta l’area asburgica e germanica, frequentata anche dall’arciduca Massimiliano d’Asburgo. Segue, sempre al piano terra, una sezione dedicata all’arte del Gandhara (sala II.1), con opere databili tra tra il I e il IV secolo d.C. provenienti dall’Asia centrale, tra il Pakistan settentrionale e l’Afghanistan orientale. I reperti, consistenti soprattutto in rilievi scultorei, furono raccolti durante la spedizione italiana al K2 del 1954 e costituiscono una piccola ma significativa testimonianza di un’arte di commistione tra il mondo greco-romano e quello orientale del primo buddhismo.

Il primo piano è interamente dedicato all’arte della Cina, e si articola in tre sale. La prima (sala III.1) è dedicata alla seta e agli abiti cinesi, quasi tutti appartenenti al tardo periodo Qing (seconda metà XIX sec. – inizi XX sec.). Nella seconda (sala III.2) sono esposte porcellane, ceramiche e manufatti vari in avorio, madreperla e metallo smaltato dell’arte cinese, compresi cronologicamente tra l’epoca Song (960-1279) e l’epoca tardo imperiale della dinastia Manciù (Qing: 1644-1911). Infine, la terza (sala III.3) è dedicata a riti e tradizioni della Cina imperiale attraverso oggetti legati alle tre religioni principali: Confucianesimo, Taoismo e Buddhismo.

Negli ultimi due piani, il secondo e il terzo, sono conservate le collezioni relative al Giappone, le più consistenti e significative del museo. Il percorso si apre con la sala dedicata alle porcellane e ceramiche (sala IV.1), per la maggior parte databili tra il XIX e il XX secolo, appartenenti alla produzione detta “Imari”, ossia destinata all’esportazione verso i vari distretti del Giappone e, in rari casi, verso l’Occidente. La visita prosegue nel salone con opere dei periodi Edo, Tokugawa e Meiji (sala IV.2). Sono qui esposti dipinti, lacche, specchi, e soprattutto la pregevole collezione di stampe e surimono di stile Ukiyo-e (il “Mondo Fluttuante”), tra cui la celeberrima Grande onda di Kanagawa di Hatsushika Hokusai. L’ultima sala del secondo piano (sala IV.3) racconta la tradizione teatrale del Giappone, in particolare il teatro popolare kabuki, attraverso stampe con ritratti di attori o scene tratte da drammi, maschere e strumenti musicali.

Al terzo e ultimo piano la prima sala (sala IV.4) è dedicata ad armi ed armature giapponesi tra il XV e il XIX secolo, che permettono di avvicinarsi alla vita e al codice etico dei samurai, mentre in quella conclusiva (sala IV.5) sono esposte sculture, oggetti d’arte, bronzi, lacche e opere di vario tipo relative a religioni, riti e tradizioni religiose, in particolare delle due confessioni più profondamente radicate: lo Shintoismo e il Buddhismo.

La visita al Civico museo di Arte Orientale di Trieste costituisce dunque una preziosa occasione per approfondire contemporaneamente due tematiche storico-artistiche di grande interesse: da una parte la produzione oggettistica orientale – soprattutto cinese e giapponese – di diversi stili ed epoche, dall’altra il gusto collezionistico per i manufatti d’Oriente tra Otto e Novecento, di cui parte rilevante delle raccolte è espressione.

INFORMAZIONI UTILI

Civico Museo di Arte Orientale
Via San Sebastiano 1, Trieste (TS)
Tel. +39 0403220736
www.museoarteorientaletrieste.it

Come arrivare al Civico Museo di Arte Orientale di Trieste

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ORARI DI APERTURA

Martedì, Mercoledì e Giovedì 10:00-13:00
venerdì e sabato 16:00-19:00
domenica 10:00-19:00
lunedì chiuso

Ingresso gratuito

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