Il tratto distintivo dell’interno della basilica è la coerenza dei rapporti e il legame tra questi. Prima cosa a colpirci è l’essenzialità dell’architettura, di cui vediamo gli elementi fondamentali in pietra grigia di Torreano, che convergono nell’elegante costruzione absidale.
L’unione di vari stili
Ci sono chiaramente elementi ancora gotici – ad esempio i capitelli e le mondanature dei piloni, o anche la pianta stessa della basilica – la purezza dello stile rinascimentale è dovuto proprio alla presenza di questi elementi gotici e di richiami barocchi, perché si riescono quasi a nascondere gli anacronismi portando l’attenzione unicamente alla suggestione dello stile rinascimentale. Si può dire quindi che l’interno del duomo sia il capolavoro dell’architetto veneziano del Rinascimento, Pietro Lombardo.
Il presbiterio del Duomo di Cividale
Entrando nella basilica, tra le colonne e i giochi di luce, l’attenzione è subito portata al presbiterio rialzato (seguendo idealmente il modello di Aquileia), sotto il quale si trova la cripta. La gradinata, del 1721, nel 1775 fu allargata e le vennero poste come ornamento una statua della Fede e una della Speranza; sulla balaustra furono poste le statue dei quattro Evangelisti. In origine, il pavimento – che ora rimane visibile nel presbiterio e nelle numerose cappelle laterali – era a quadretti di marmo bianco e rosso veronese; venne poi sostituito nel 1898 con l’attuale pavimento in marmo grigio di Saravezza. La croce originale si trova ora provvisoriamente custodita nel museo archeologico cittadino, edificio a sinistra del Duomo; quella visibile oggi è una riproduzione perfetta dello scultore Pio Morandini. Un tempo decoravano il presbiterio degli stupendi arazzi fiamminghi del XVI secolo, ora ubicati nella Ca’ D’Oro di Venezia; di recente invece sono state donate le decorazioni delle vetrate.
In alto nella cupola, opera di Giuseppe Diziani, si trova un affresco della Madonna Assunta.
L’altare e la pala d’argento
Nel 1712 il precedente altare ligneo fu sostituito dall’attuale marmoreo, opera di Bernardino e Antonio Mistruzzi, sul quale domina la pala d’argento di Pellegrino II. Il patriarca, tra il XII e il XIII secolo, fece dono alla sua città di questa pala, ispirata al modello della pala d’oro di San Marco. Fu realizzata dagli artigiani locali; la pala misura circa 2 metri x 1 metro, e si può virtualmente suddividere tra la cornice, il trittico centrale e le due valve laterali. La pala subì diversi danni e restauri: ultimo dei quali fu dell’architetto Pio Morandini, in seguito al temporaneo trasferimento della pala a Parigi, nel 1953, per la “Mostra dell’Arte del Medio Evo.”
La decorazione della pala
Il trittico centrale presenta la Madonna Teodoco con il bimbo in grembo, affiancata dagli arcangeli Michele e Gabriele. Nonostante questi siano colti nell’atto di avvicinarsi alla Madonna, la composizione è rigida e statica, secondo la prassi bizantina; le aureole sono grandissime e costellate di pietre preziose; tutte le ornamentazioni non figurate, compresi i bastoncini divisori fra le tre figure, sono ricavate con punzoni.
Le valve laterali, divise in tre livelli orizzontali, raffigurano venticinque santi, ciascuno identificabile grazie al nome in alto a sinistra; ognuno di loro aveva a Cividale una chiesa loro dedicata.
La cornice presenta ventitré tondi contenenti figure di profeti e apostoli; nei tre tondi centrali in alto, invece, vediamo Gesù, Maria e San Giovanni Battista. Sempre al centro, ma in basso, e all’interno di una cornice quadrata, si trova la figura del Patriarca Pellegrino in ginocchio, supplicante.