Curiosità sul Lago di Cavazzo (o lago dei Tre Comuni)

Lago di Cavazzo
lago di cavazzo

Il Friuli-Venezia Giulia non è una zona in cui si rinvengono grandi laghi. I laghi esistenti, sono di piccole dimensioni e la loro origine può essere anche artificiale come quella del lago di Sauris.

Ciò che li caratterizza è invece la bellezza, la ricchezza faunistica, la vegetazione e l’attrattiva turistica. Il più vasto di questi specchi d’acqua, con una superficie di quasi 2000 metri quadrati, noto per la pescosità, è il lago dei Tre Comuni, il cui antico nome è lago di Cavazzo.

Il lago di Cavazzo era poco frequentato fino alla metà del 1900, epoca in cui sono stati fatti notevoli lavori di carattere idroelettrico. Successivamente  interventi volti alla tutela dell’ambiente e all’incremento delle attrezzature turistiche hanno reso il lago dei Tre Comuni una piacevole meta di villeggiatura e di gite domenicali. Vi si può praticare la vela, il kayak e soprattutto la pesca sportiva.

Tra i pesci presenti nelle acque calme del lago vi è la carpa, che può raggiungere un peso di 20-25 kg ed una lunghezza di un metro. Secondo alcuni studiosi questo pesce non sarebbe originario dell’Europa ma vi sarebbe stato introdotto all’epoca dell’impero romano.

Un altro pesce presente sia nei fiumi che nel mare è la cheppia, una specie simile all’aringa, di circa 50 centimetri. Durante il periodo riproduttivo la si può trovare nel lago di Cavazzo.

Anche il pesce persico vive nel lago di Cavazzo dove è stato introdotto all’inizio del 1900. In primavera la femmina può deporre anche 300.000 uova che si attaccano alle erbe dei fondali. Non dimentichiamo la scardola (scardinius erythrophthalmus), lo spinarello (gasterosteus aculeatus) e la tinca (tinca tinca).

Curiosità su Cavazzo e il cavallino rampante della Ferrari

Durante la grande guerra, sopra il cielo della Carnia, ci fu un combattimento aereo tra l’eroe dell’Aviazione Italiana, Francesco Baracca, e un aereo dell’Aviazione Austro Ungarica.

Il Baracca colpì più volte l’aereo nemico e lo obbligò ad atterrare sull’erba, alla periferia di Cavazzo. Secondo le norme cavalleresche dell’aviazione, dopo la quinta vittoria aerea, il pilota vincitore acquistava di diritto, come proprie, le insegne dell’avversario.

Fu così che Baracca ottenne per sè il cavallino nero, simbolo della città di Stoccarda, da cui proveniva il pilota austro-ungarico.

Dopo la fine della guerra la madre dell’asso dell’aviazione italiana donò l’insegna del cavallino ad Enzo Ferrari. Questi modificò lo sfondo, usando il colore giallo che è il colore di Modena.

Ecco la storia del cavallino rampante nero, su sfondo giallo, che è il simbolo della ditta automobilistica Ferrari.

Tratto liberamente dalla “Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità del Friuli” di Renato Zanolli

 

 

 

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