Il Campo di Concentramento di Trieste

San Sabba: luogo della Giornata della Memoria

Campo di Concentramento di Trieste
Campo di Concentramento di Trieste

I campi di concentramento nazzisti naquero dalla politica anti razziale del regime hitleriano, il cui scopo ideologico era quello di epurare la Germania da razze considerate inferiori. Una stima approssimativa fa ritenere che 6-7 milioni di Ebrei, mezzo milione di Zingari, oltre a migliaia di dissidenti politici furono rinchiusi nei campi di sterminio per essere sfruttati, utilizzati per esperimenti sadici sul corpo umano, uccisi barbaramente e cremati.

I lagher nazzisti più noti sono quelli di Dachau, Mauthausen e Auschwitz. Tuttavia anche in Friuli si crearono questi campi, vicinissimi al confine, di cui i più noti sono la Risiera di San Sabba, a Trieste, e il Campo di Gonars, a pochi chilometri da Udine, che conteneva oltre cinquemila prigionieri.

Come si giunse a questi orrori?

All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Mussolini, alleato di Hitler, aveva condiviso solo parzialmente l’atteggiamento di odio razziale del Fürer, di stampo fanatico.

Già durante il ventennio, a Trieste, c’era stato una politica fascista decisamente persecutoria verso gli Slavi, considerati di razza inferiore, ma lo scopo era quello di realizzare l’ideologia nazionalista di assimilazione delle civiltà inferiori a quelle superiori, non l’eccidio.

Con la promulgazione delle Leggi Razziali (1925) le scuole slovene e croate dovettero chiudere, ai giornali slavi fu imposto di pubblicare i testi in lingua originale accompagnati dalla traduzione italiana, si vietarono le scritte in slavo sulle lapidi dei defunti, gruppi teatrali e culturali non italiani furono obbligati a sospendere le attività, ai maestri di lingua slava fu data la possibilità di conservare il posto di lavoro solo grazie al conseguimento dell’abilitazione in lingua italiana, i cognomi stranieri vennero italianizzati.

Le minoranze slave, dette anche “allogene” dovevano fondersi con gli Italiani a condizione di rispettare la scala gerarchica fascista e di accettare la snazionalizzazione della loro identità razziale.

Queste politiche fasciste repressive, rivolte alle minoranze slave, furono l’origine della rappresaglia Jugoslava sugli abitanti del territorio giuliano negli ultimi giorni di guerra. nelle Foibe carsiche, anfratti naturali del terreno, finirono migliaia d’italiani uccisi brutalmente per mano dell’esercito di Tito.

A differenza di quanto avvenne nell’area triestina in Friuli, regione assimilata al Regno d’Italia fin dal 1866, il fascismo non ebbe una presa immediata. I problemi etnici e sociali del territorio non presentavano le problematiche dell’area giuliana in quanto la popolazione era più coesa e già, in gran parte, italianizzata.

Alle elezioni del 1921 il fascismo non s’impose come a Trieste, tuttavia Mussolini in persona, si recò a Udine, nel settembre 1922, e con il famoso discorso alla popolazione riuscì a vincere le ultime resistenze dei friulani. Tra i primi provvedimenti che Mussolini firmò fu la creazione di una nuova provincia, la “Provincia del Friuli”, che raccoglieva Udine e Gorizia.

Da questo provvedimento Udine traeva un grande vantaggio, grazie a un potenziamento della città e del territorio che le competeva, a sfavore di Gorizia che era considerata più “allogena” che italiana.

Il politico fascista udinese, Pisenti, aveva enfatizzato il ruolo della nuova Provincia del Friuli per realizzare quel “fascismo di confine” che avrebbe valorizzato l’identità italiana di tutta l’area.
Ciò sarebbe stato possibile grazie all’assorbimento dell’elemento slavo, presente soprattutto a Gorizia, e di quello tedesco, della zona di Tarvisio.

Rispetto a questi intenti pesantemente nazionalizzanti del Fascismo, la risiera di San Sabba rappresenta comunque una degenerazione drammatica verso il genocidio.

L’origine della trasformazione della risiera in Campo di Concentramento risale all’Armistizio dell’8 settembre 1943.

Da quel momento l’Italia si trovò divisa in due parti: mentre il sud era in mano alleata, il nord era in mano nazifascista. La Costituzione dell’Adriatisches Kustenland, sotto il controllo di Friedrich Reiner, rappresentò la concreta presenza sul litorale Adriatico e sulle terre friulane di un rigido nazzismo. La politica di odio contro le razze impure innescò una fitta rete di rastrellamenti nei confronti di Ebrei, Zingari, partigiani dissidenti ma anche cittadini sgraditi.

Tutti avrebbero dovuto essere spediti nei campi di Concentramento della Germania e della Polonia. Tuttavia il trasporto veloce di tanta gente attraverso i treni era impensabile. Oltre ai costi alti ci sarebbe stata la necessità di spostare dal fronte, per la sorveglianza dei prigionieri, numerosi soldati tedeschi.

La soluzione per gestire questa massa “spregevole” di uomini, donne, e bambini fu di individuare una struttura idonea sul territorio con funzioni di carcere, sede di smistamento verso altri campi di concentramento o cremazione in sede.

La Risiera di San Sabba si prestava perfettamente a questo uso. Era persino dotata di un essiccatoio del riso trasformabile in forno crematorio. La prova generale del Campo di Sterminio avvenne nell’aprile 1944 con settanta corpi di prigionieri fucilati a Opicina.

Un passaggio sotterraneo collegava la ciminiera al forno. Le esecuzioni avvenivano o per asfissia in appositi automezzi o per fucilazione o per colpo di mazza alla testa.
Il forno crematorio e la ciminiera assieme ad altro vennero ditrutti dai nazzisti nella notte del 28 aprili 1845 per non lasciare prove dei loro misfatti.

Il 15 aprile 1965 (vent’anni dopo) il Presidente delle Repubblica Italiana Giuseppe Saragat, dichiarò la Risiera di San Sabba Monumento Nazionale.

Noi oggi lo visitiamo come luogo di riflessione sulla natura umana e sulla guerra, sperando che questo monumento resti impresso nella memoria collettiva come un esempio di ferocia criminale razzista, passata inosservata alla maggioranza dei triestini di allora.

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