Le leggende del Carso Triestino

leggende del Carso
leggende del Carso

Sull’origine del Carso Triestino ci sono due principali leggende. L’una fa riferimento all’Arcangelo Gabriele, l’altra a Gesù e a San Pietro.

La leggenda dell’Arcangelo Gabriele

Si narra che la zona corrispondente al Carso fosse stata un tempo un territorio verde, ricco di alberi frondosi, fiori e ruscelli e che la terra fosse stata così fertile che bastava introdurvi uno stecco per vederlo trasformato in pianta.

Dio, preso dalla cura premurosa del nostro pianeta, decise di liberare la terra da una gran quantità di sassi e affidò all’Arcangelo Gabriele l’incarico di disfarsene.

L’Arcangelo utilizzò un voluminoso sacco che riempì del pietrame indicatogli da Dio e spiccò il volo verso il Golfo di Trieste. Purtroppo giunto sopra il Carso fu attaccato improvvisamente dal Demonio che usò ogni tipo d’inganni per farlo precipitare, ma non riuscendo a vincerlo si limitò a forare il sacco provocando una fragorosa caduta di sassi che sollevarono un polverone.

A causa della polvere e del pietrame che ricoprì e soffocò il verde territorio carsolino si ebbe un terribile cambiamento: erbe, alberi, fiori e ruscelli scomparvero e la pietra ricoprì ogni cosa, dando al Carso l’aspetto brullo e sassoso, che resta oggi la sua caratteristica.

La leggenda di Gesù e San Pietro

L’altra leggenda fa riferimento ad un viaggio compiuto sulla terra da Gesù e San Pietro. Gesù si muoveva sul dorso di un asino accompagnato da Pietro che era a piedi.

Entrambi andavano alla ricerca di un angolo di mondo rigoglioso e lussureggiante, ricco di vegetazione e di acque limpide. Ad un certo punto, stanchi per la strada percorsa, decisero di fare una sosta e si addormentarono sotto un albero.

Si avvicinò di soppianto un contadino un po’ ladruncolo, li guardò dormire, vide che erano ben riforniti di viveri e valutò che non doveva trattarsi di poveracci.

Decise allora di portar via loro ogni cosa per accrescere la propria fortuna. Prese l’asinello e lo tirò per le briglie, caricò sulla sua schiena le borse colme di cibo, e si allontanò senza far rumore.

Al risveglio Gesù valutò con amarezza la cattiveria degli abitanti di quei luoghi e pensò di punire il contadino per la sua avidità. Fu così che quando il contadino aprì le borse dei viveri, dentro non trovò che sassi. Questi crebbero di numero, si moltiplicarono e cominciarono ad uscire dalle borse rotolando sul terreno e coprendo ogni erba, ogni pianta, insomma ogni cosa. Ecco il Carso.

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