Al centro del paese di Mortegliano, in provincia di Udine, si trova il duomo dei santi Pietro e Paolo, il principale luogo di culto dell’abitato. Costruito nella seconda metà dell’Ottocento in stile neogotico, esso è affiancato da un alto campanile, che costituisce oggi il simbolo stesso del paese per la sua imponenza.
Nel caso stiate pianificando un viaggio in questa zona e siate amanti dell’arte, prevedete una tappa per visitare il campanile di Mortegliano e il duomo: ne rimarrete stupefatti.
Il campanile di Mortegliano: storia e struttura del campanile più alto d’Italia
Il campanile di Mortegliano sorge, come si è detto, a fianco del duomo arcipretale del paese ed è ad oggi il campanile più alto d’Italia: la sua altezza, infatti, è di 113,20 metri, superando quindi di circa due metri il celebre Torrazzo di Cremona.
L’opera attualmente visibile, che sostituì un’altra precedente torre campanaria demolita alla fine del 1913, è stata realizzata negli anni Cinquanta su progetto dell’architetto Pietro Zanini, professionista di spicco del Friuli del secondo dopoguerra che aveva già maturato diverse esperienze nel campo dell’architettura sacra.
Il primo progetto fu presentato alla Commissione diocesana d’Arte Sacra di Udine nel dicembre del 1954, ma solo quello dell’anno successivo fu approvato e poi messo in opera, con inizio dei lavori nel marzo del 1955. In questa versione definitiva, spicca in particolare l’uso prevalente del calcestruzzo armato, una tecnica che era ormai ampiamente diffusa e usata anche negli edifici di culto.
L’uso di questo materiale permetteva l’evidente vantaggio tecnico di raggiungere altezze vertiginose senza dover allargare la base dell’edificio, concedendo quindi all’architetto di recuperare dal vicino duomo l’elemento gotico dello slancio verticale senza imitarne necessariamente lo stile.
L’opera fu completata nel 1959 con la realizzazione della cuspide e il montaggio della croce sommitale: domenica 20 settembre si tenne la cerimonia di inaugurazione dell’opera alla presenza del patriarca di Venezia Giovanni Urbani, che benedisse il nuovo campanile.
Dal punto di vista planimetrico e strutturale, il campanile di Mortegliano richiama il vicino duomo per l’impostazione ottagonale e presenta una struttura in cemento armato a vista, costituita da colonne a sezione poligonale digradanti verso l’alto poste ai vertici della pianta. Il corpo centrale è tamponato con muri in laterizio forato intonacato, con alternanza di pareti finestrate e cieche.
Sulla sommità è collocata la cella campanaria in cui trovano posto quattro campane e un campanello, sovrastata da un tamburo che sorregge la cuspide alta 22 metri. Quest’ultima è formata da otto nervature in calcestruzzo rastremate verso il vertice e collegate da travi orizzontali radiali, tra le quali sono stati inseriti dei pannelli traforati in calcestruzzo armato.
La torre è già stata oggetto di due importanti interventi restaurativi: il primo si è svolto nel 1990 in risposta ai segni di deperimento che la struttura accusava già alla fine degli anni Ottanta, e il secondo è stato realizzato tra il 2005 e il 2009, in occasione della sostituzione dell’incastellatura delle campane.
Storia, struttura e arredo del duomo dei santi Pietro e Paolo di Mortegliano
Il duomo di Mortegliano, a cui è legato il campanile, è dedicato ai santi apostoli Pietro e Paolo e costituisce il principale luogo di culto della parrocchia. La sua storia è relativamente recente: l’edificio che oggi vediamo, infatti, fu progettato e realizzato nell’Ottocento dall’architetto udinese Andrea Scala in sostituzione di una chiesa precedente dedicata a san Paolo, costruita sullo scorcio del Quattrocento.
Il progetto per il nuovo edificio fu approvato, per la precisione, nel 1858 e prevedeva una struttura a pianta ottagonale ineguale con elementi formali in stile neogotico. Il disegno originario fu, nel tempo, modificato più volte, senza perdere però l’impostazione sostanziale.
I lavori vennero iniziati il 22 marzo 1864 con la demolizione della quattrocentesca chiesa di San Paolo e di alcune altre costruzioni poste nelle immediate vicinanze, e la prima pietra del nuovo edificio fu posta il 23 aprile dello stesso anno. L’opera di costruzione proseguì quindi tra alterne vicende: si pose sin dagli anni Ottanta dell’Ottocento il problema della copertura (in special modo della cupola), che vide un epilogo, tra progetti respinti, incertezze e rallentamenti, solo alla fine del 1913, quando fu demolito il campanile della pieve di san Paolo.
Ebbero inizio dunque i lavori di sistemazione dell’interno, con l’intonacatura e tinteggiatura delle pareti dell’ottagono centrale e la realizzazione delle bellissime vetrate figurate. Fu affidato allo scultore Giovanni Rampogna l’incarico di realizzare un altare maggiore provvisorio, ma l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale sospese i lavori. Durante la Grande Guerra, il duomo fu persino occupato da reparti militari, i cui danni furono riparati solo a conflitto concluso, nel 1920.
Nel novembre dello stesso anno, l’arcivescovo di Udine consacrò il nuovo duomo, e nei mesi a seguire si svolsero importanti opere strutturali; per gli arredi, invece, si ricorse in parte allo spostamento di oggetti dalla chiesa della Santissima Trinità. Delle varie cappelle, fu decorata in questa fase solo quella della Vergine, dove lavorò il pittore Mario Sgobaro. Gli ultimi interventi, quali la posa della pavimentazione geometrica, la costruzione del pulpito, la decorazione del presbiterio e delle cappelle laterali furono realizzati tra gli anni Trenta e Cinquanta.
Dall’esterno la struttura si presenta impostata su una pianta centrale: il corpo principale ha otto facce (quattro maggiori e quattro minori), delimitate agli spigoli da altrettanti pilastri dotati di alti pinnacoli. Ogni facciata è ornata da lesene, da un fregio ad archetti e da un oculo centrale, ed è delimitata superiormente da un cornicione aggettante timpanato al centro, a sua volta profilato ad archetti pensili. Le quattro facce minori presentano inoltre, sopra le rispettive cappelle, delle trifore vetrate. I portali d’ingresso sono a sesto acuto e posti su tre dei cinque lati che compongono la facciata aggettante. Dall’area a pianta centrale si sviluppa il corpo rettangolare del presbiterio, terminante in un’abside sfaccettata che richiama la facciata e affiancato da due ulteriori strutture poliedriche.
L’interno, a sua volta in stile neogotico, è scandito da due cappelle maggiori e quattro minori, mentre frontalmente rispetto all’ingresso si sviluppa l’asse principale del presbiterio, che è sopraelevato di cinque gradini rispetto all’aula. Il soffitto del corpo centrale ha travature a vista, e gli spigoli dell’ottagono sono segnati da imponenti pilastri a fascio che alla sommità definiscono arcate ogivali di chiara ispirazione gotica, come anche le costolonature aggettanti delle volte.
Il duomo, inoltre, ospita delle interessanti opere d’arte: oltre alle vetrate figurate e ai dipinti, si può qui ammirare il bellissimo organo realizzato dalla ditta Mascioni di Cuvio (Varese), un fonte battesimale del Cinquecento probabilmente proveniente dalla bottega del Pilacorte, la croce processionale in argento dorato e sbalzato realizzata da Tiziano Aspetti e il superbo altare di Giovanni Martini, capolavoro della scultura lignea friulana di primo Cinquecento.