Le Valli del Natisone mantengono un loro fascino ancora vergine perché le costruzioni locali ed i piccoli paesini non sono ancora stati trasformati da una rimodernizazione in cui il cemento divora la bellezza dei luoghi.
Per chi si avventura verso Pulfero la natura fa ancora da protagonista. C’è profumo di vegetazione, e l’acqua del Natisone scorre limpida e indisturbata.
Riaffiora dalla mia infanzia il ricordo delle gite domenicali con tutta la famiglia per andare a mangiare la trota. Allora si partiva in bicicletta da Brazzano di Cormons di buon ora, si arrivava a Cividale, una piccola pausa al Caffè Longobardo per un’orzata e poi di nuovo sul sellino verso Pulfero.
Eravamo negli anni’60 del 1900 e le Valli nascondevano magie. La zia farmacista ci raccontava la storia dei Benandanti. Erano personaggi speciali, nati con la camicia ovvero avvolti nel sacco amniotico.
Durante la notte uscivano dal corpo e si ritrovavano in luoghi speciali ove avrebbero lottato con il Diavolo o le streghe. Se vincevano garantivano buoni raccolti altrimenti malattie, tempeste ed altro si sarebbero abbattute sulle campagne rovinando le coltivazioni.
A noi ragazzini faceva impressione che questi Benandanti apparissero di giorno normali e solo in certe notti stabilite diventassero spiriti per poi rientrare nel corpo senza che nessuno potesse accorgersene.
Forse qualcuno di noi era un Benandante e noi non lo sapevamo? Ci chiedevamo anche dove si incontrassero. Nelle fantasie dei bambini c’è quel pensiero magico che trova espressione nelle fiabe e nelle leggente. Ma le paure profonde producono percezioni demonizzanti.
Noi eravamo attratti e spaventati dalla Grotta di San Giovanni d’Antro perché pensavamo che lì s’incontrassero le anime dei Benandanti.
Nella realtà queste grotte sono molto affascinanti e meritano una visita. Il paesino, Antro è già una poesia. C’è una lunga scalinata che sale tra uno strapiombo ed una parete rocciosa e porta a questo luogo in cui la natura, la religione, la costruzione difensiva si mescolano creando uno scenario a dir poco suggestivo.
Si tratta di un sistema di cavità naturali che hanno un andamento orizzontale e che sono state esplorate per circa 4000 metri.
Nella prima parte della grotta si può vedere una chiesa Ipogea ed una cappella laterale ristrutturata. Ora sono evidenti i caratteri Gotici, confermati da una lapide fissata all’ingresso datata 1477. Gli autori del restauro si firmano Andrei Von Lach e Iacob, lapicida. L’altare ligneo dorato è del 1600 e il luogo di culto è ricavato nelle pareti di roccia.
La cappella laterale consta di un unico vano e vi si entra passando sotto un arco Gotico. Qui è visibile una lapide incisa. Dalla Cappella, facendo uno scalino, si può entrare nel presbiterio dove è stato installato un’altare di fattura recente.
Curiosità:
Chi è il personaggio a cui è dedicata l’epigrafe sulla pietra tombale? Tale pietra si trova nella cappella laterale e porta inciso:
Iaceo Indignus hic Tumulatus ego felix
(io – di nome – Felice sono indegnamente sepolto)
- Si tratta del Diacono Felice, personaggio ricordato in un documento che conferma la donazione fatta a lui dal Re Berengario nell’anno 889. Tale lascito include la chiesa nella grotta e parte della Valle del Natisone. Un regalo di tutto rispetto se in epoca Patriarcale esso diventa la Gastaldia d’Antro e comprende sicuramente la Valle del Natisone, dal ponte San Quirino fino a Stupiza.
- Altra notizia ricavata dalla lapide: la chiesa dedicata a San Giovanni ci consente di far risalire la sua fondazione ai Longobardi
- Non basta: il luogo aveva una funzione di difesa per i Longobardi e prima di loro era un’avamposto difensivo per i Romani, rispetto a Forum Iulii (Cividale)